Così la doppia piazza pacifista manda in tilt i democratici

È tutta una questione di sfumature. La data da segnare sul calendario è quella del prossimo 5 novembre. Perché, dati i presupposti, sarà il giorno in cui emergeranno plasticamente le contraddizioni di un certo pacifismo à la carte

Così la doppia piazza pacifista manda in tilt i democratici

È tutta una questione di sfumature. La data da segnare sul calendario è quella del prossimo 5 novembre. Perché, dati i presupposti, sarà il giorno in cui emergeranno plasticamente le contraddizioni di un certo pacifismo à la carte, troppo interessato alla sostanza - la fine immediata del conflitto ucraino - che alla forma - la pace non può che passare dalla desistenza dell'invasore russo. E, guarda caso, il partito democratico non può che presentarsi all'appuntamento in ordine sparso.

Già nei giorni scorsi, Acli e mondo dell'associazionismo avevano annunciato una manifestazione a Roma per «dare un segnale forte e dire, insieme a Papa Francesco: tacciano le armi!». Il leader del M5s Giuseppe Conte ha confermato ieri che sarà presente. In un breve video su facebook ha giocato con le parole: «Sentiamo solo parlare di nuovi invii di arsenali bellici, ma le ipotesi di negoziato sembrano non scaldare i cuori», spiega prima di stigmatizzare il via libera nei giorni scorsi a un provvedimento europeo «per nuovo invio massiccio di armi». Conte chiude il suo intervento poi con una spruzzata di Articolo 11 della Costituzione, solito argomento buonista-pacifista che viene piegato a piacimento a seconda delle contingenze. La dem Laura Boldrini si era già detta favorevole a un corteo che «riempirebbe un vuoto», ieri si è accodato anche l'eurodeputato del Pd Pierfrancesco Majorino: «Quella del 5 novembre a Roma sarà una grande manifestazione a sostegno del popolo ucraino aggredito e per far vivere la forza di una grande richiesta di pace», scrive su Twitter.

Di contro a Milano, sempre sabato 5 novembre, sotto il consolato ucraino arriverà un corteo organizzato dal leader di Azione Carlo Calenda, «per ribadire il sostegno all'Ucraina contro l'invasore russo. La pace non può nascere dalla resa degli ucraini».

Il dem Carlo Cottarelli ha accettato l'invito («io ci sarò»), l'ex ministro del governo Renzi ha esteso l'invito al sindaco Beppe Sala e agli altri esponenti del Partito democratico e di +Europa. Guarda caso, gli stessi con cui ha deciso di non correre alle Politiche e con cui si sta accapigliando in Parlamento per la spartizione di poltrone e incarichi. Chi ci capisce qualcosa è bravo.

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