L'appunto

Così il nodo dimissioni peserà sulle gerarchie Ncd

Quanto la giornata di ieri sia stata tesa lo si capisce scorrendo le dichiarazioni di chi dice la sua sulla bufera che sta investendo Maurizio Lupi

Così il nodo dimissioni peserà sulle gerarchie Ncd

Quanto la giornata di ieri sia stata tesa lo si capisce scorrendo le dichiarazioni di chi nella maggioranza dice la sua sulla bufera che da 24 ore sta investendo Maurizio Lupi. Se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio arriva infatti ad annunciare pubblicamente che il ministro «sta valutando» se farsi da parte, tutti i big di Ncd - con la sola eccezione di Angelino Alfano - ne difendono invece l'operato. È il segnale eloquente del braccio di ferro in corso, con Matteo Renzi che, seppure informalmente, fa trapelare la sua linea pro-dimissioni e il titolare delle Infrastrutture che manda a dire di non avere alcuna intenzione di lasciare. Uno scontro in piena regola, peraltro tra due che mai si sono stati troppo simpatici visto che se fosse dipeso da lui Renzi tutto avrebbe fatto fuorché nominare Lupi ministro. Ad imporglielo fu Alfano, come condizione dell'ingresso di Ncd al governo.

Un anno e passa dopo, però, è proprio il ministro dell'Interno il più freddo verso i guai giudiziari del collega di partito. Un silenzio che non passa inosservato. C'è chi lo attribuisce a una scelta di prudenza rispetto al ruolo istituzionale e chi è invece convinto che Alfano preferisca non schierarsi nel timore che Renzi voglia arrivare davvero allo show down e portare a casa la testa di Lupi. In questo caso, peraltro, Ncd farebbe fatica a presentarsi compatta, circostanza che comporterebbe la disponibilità alle dimissioni dal governo di tutta la compagine centrista. Una strategia che, come insegna il precedente di Nunzia De Girolamo, pare cozzare con la ragione sociale che ha portato alla nascita del Nuovo centrodestra.

Di certo, comunque, tra Alfano e Lupi non corre buon sangue ormai da un po'. L'ultima incomprensione risale all'elezione di Sergio Mattarella, quando il secondo spingeva per tenere unito il fronte con Forza Italia e il ministro dell'Interno decise di dar retta alle sollecitazioni di Renzi. Alla fine, insomma, scelse di assecondare l'anima filogovernativa di Ncd, un partito ormai da tempo spaccato in due tronconi: quello che guarda al Pd (tra loro il ministro Beatrice Lorenzin e Gaetano Quagliariello) e quello che vorrebbe riaprire i canali con Forza Italia. Un partito i cui equilibri e gerarchie potrebbero presto cambiare se Lupi decidesse o fosse costretto a lasciare il ministero dell'Infrastrutture.

A quel punto, infatti, si dedicherebbe anima e corpo al partito, come molti amici gli hanno consigliato da tempo. E Alfano sarebbe costretto a rinunciare al doppio incarico di ministro dell'Interno e segretario di Ncd. Il che, necessariamente, porterebbe ad un regolamento di conti tutto interno al Nuovo centrodestra.

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