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"Così non va". Il Pd si scaglia contro i grillini assenti

Il Partito Democratico sferza Giuseppe Conte sulle assenze dei grillini alla seduta comune per il collegamento di Zelensky. Molte le voci contrariate che arrivano dal Nazareno

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Scricchiola sulla geopolitica il "campo largo" di Enrico Letta e Giuseppe Conte. Tanti parlamentari dem hanno notato gli scranni vuoti lasciati da più di qualche grillino in occasione del collegamento con Volodymyr Zelensky. Si è trattato di un evento in seduta comune, dunque manca un registro dei presenti ma, tra assenze annunciate e impronosticabili spazi vuoti, il Pd tiene a far sapere all'alleato che così non va.

Siamo all'interno di uno spartiacque storico e dalle parti del Nazareno non vogliono pagare responsabilità politiche per conto terzi. E poi non esserci, a meno che non esistano impedimenti organizzativi o impegni pregressi, è un segnale di distanza. Il senatore Alessandro Alfieri, uno dei leader di Base riformista, lo dice con chiarezza: "Oggi dimostriamo solidarietà e vicinanza a chi è stato aggredito. Non riconoscere questo aspetto significa essere in mala fede". L'onorevole Andrea Romano, che è della stessa area Dem, ribadisce il punto: "Noi prendiamo posizione partecipando in Aula". Gli assenti hanno poche scuse, insomma.

Molti dei pentastellati assenti tra i grillini erano stati annunciati: "Petrocelli, Lorenzoni, Segneri e Grimaldi. Serritella non so". La fonte è un parlamentare del MoVimento 5 Stelle che non ci sta a finire dentro il calderone con gli altri e che elenca volentieri chi non si è presentato. La senatrice Alessandra Maiorino, invece, che è sua volta una grillina, prova a gettare acqua sul fuoco: "Beh, quelli sono noti, no?", dice riferendosi ai nomi.

Sì, alcuni nomi si conoscevano già, ma il Pd è comunque su tutte le furie. Perché per la segreteria di Letta ne va della credibilità della coalizione che ha in mente per le politiche. Il senatore Andrea Marcucci, che insiste con il MoVimento 5 Stelle sul prendere provvedimenti verso Petrocelli, presidente della Affari esteri del Senato filorusso, è lapidario: "Chi è stato assente, tra M5S ed Alternativa, risponderà alla propria coscienza e agli elettori", dice al Giornale.it.

L'ex ministro Valeria Fedeli lo chiama "comportamento gravissimo". "Sono parlamentari - aggiunge - che non conoscono il valore profondo della libertà democratica". Poi arriva il cosiddetto carico: "Non rispettare il presidente ucraino, anche con la presenza in Parlamento, è davvero lontano dai valori della nostra Carta costituzionale", chiosa. Il senatore Salvatore Margiotta è sulle stesse lunghezze d'onda: "Penso che se c'è un argomento su cui la maggioranza non possa dividersi è la politica estera. Draghi fu chiarissimo sulla posizione dell'Italia nello scenario internazionale".

Il senatore Tommaso Cerno ha una chiave di lettura particolare: "In una democrazia, il posto di chi dissente è a maggior ragione in Aula. Proprio su questo l'Occidente si differenzia dall'autarchia. Tapparsi le orecchie non aiuta la pace". Più dura l'onorevole Enza Bruno Bossio: "Questo è il momento della scelta. Abbiamo il dovere di costruire l'Europa della sicurezza".

Alcuni esponenti del MoVimento 5 Stelle, dopo la seduta comune, ridimensionano la faccenda o almeno ci provano: "Un dissenso - ci sussurrano - è fisiologico: siamo un gruppo grande. Non puoi mettere d'accordo 200 persone su tutto".

Vallo a spiegare al Pd.

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