diUna sola parola: paura. Il quotidiano Jylland Posten è stato l'unico giornale della Danimarca, e forse d'Europa, a non aver pubblicato né la copertina né alcuna vignetta dell'ultimo numero di Charlie Hebdo . La direzione aveva già annunciato che non avrebbe più ironizzato sull'islam, ma la sua decisione di dedicare solo un ampio articolo sul settimanale satirico francese, appena tornato in edicola, senza riprenderne i contenuti e neppure le immagini, è da considerare un atto di resa di fronte agli attacchi dei terroristi, anche se dettato da motivi di sicurezza.
E pensare che nel 2005 il Jylland Posten fu il primo giornale, seguito a ruota dal norvegese Magazinet e da Charlie Hebdo , a pubblicare la famosa caricatura di Maometto, che scatenò reazioni violente in tutto il mondo islamico. In quell'occasione tutti rivendicarono il diritto alla satira e alla libertà d'espressione, almeno nei primi momenti. Ma, poi, dopo le pressioni politiche dei Paesi musulmani e le continue minacce dei fondamentalisti, ci fu una correzione di tiro. Il governo danese, d'accordo con la Lega Araba, diffuse una lettera di condanna contro «tutte le azioni volte a demonizzare alcuni gruppi in virtù del credo e dell'appartenenza etnica». E, poco dopo, tutti i direttori (a parte quello di Charlie Hebdo ) si scusarono con il mondo islamico per l'offesa recata.
Negli ultimi anni la polizia danese ha sventato diversi attentati contro la redazione del Jylland Posten e Kurt Westergaard, autore della famigerata vignetta che ritraeva Maometto con un turbante-bomba, è sopravvissuto a un attacco nel 2010, quando un jihadista somalo è riuscito a introdursi nella sua casa per ucciderlo.
Westergaard oggi ha 79 anni e vive sotto costante scorta della polizia. «Ora sono lontano dal mondo dei media - ha spiegato il vignettista, che non lavora più al Jylland Posten -. Ma continuo a credere che non si debba tacere, mai. L'autocensura mi spaventa, anche perché riguardo all'islam è già in atto da anni - ha sottolineato in un'intervista all'indomani della strage di Parigi -. La satira è un segno fondamentale della democrazia».
Certo, nessuno si aspettava che il Jylland Posten riprendesse a ironizzare sul Profeta. Ma autocensurarsi è stato un assist a favore degli integralisti, che possono sfregarsi le mani dopo aver raggiunto il loro obiettivo: chiudere la bocca al giornale.
I francesi di Charlie Hebdo hanno invece continuato la loro campagna provocatoria, rivendicando sempre il diritto di esprimersi liberamente. Come ha fatto il direttore Stephane Charbonnier, detto Charb, che il 15 ottobre 2012 aveva scritto una sorta di poesia-editoriale, ben consapevole dei rischi che correva. «Dipingi un Maometto glorioso, e muori. Disegna un Maometto divertente, e muori. Scarabocchia un Maometto ignobile, e muori. Gira un film di merda su Maometto, e muori. Resisti al terrorismo religioso, e muori. Lecca il culo agli integralisti, e muori. Prendi un oscurantista per un coglione, e muori. Cerca di discutere con un oscurantista, e muori. Non c'è niente da negoziare con questi fascisti.
La libertà di ridere senza alcun ritegno ce la dà già la legge, la violenza sistematica degli estremisti ce la rinnova. Grazie, banda di imbecilli».Il 7 gennaio Charb è stato ucciso, ma non ha mai ceduto alla paura e fino all'ultimo ha difeso il diritto di ridere su qualunque cosa.
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