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Così Scopelliti in soli tre anni aveva risparmiato 230 milioni

Nel 2014 conti in regola e parametri rispettati

Così Scopelliti in soli tre anni aveva risparmiato 230 milioni

Un buco di 1,441 miliardi sanato con prestiti e finanziamenti governativi; un disavanzo di 232,4 milioni ridotto dell'88% a 31 milioni in tre anni; 18 ospedali chiusi o riconvertiti in case della salute o punti di primo intervento, con un risparmio medio di 3 milioni a ospedale: posti letto scesi a 160,5 ogni 100mila, come da tetto imposto per legge; parti cesarei crollati al 35,7%, di cui oltre il 60% nelle cliniche private, alcuni dei quali arrivavano a costare 14mila euro; livelli essenziali di assistenza fuori dalla zona critica e a un passo dallo standard nazionale.

Solo sei anni fa la sanità calabrese era uscita dalle secche in cui i precedenti governi regionali di centrosinistra l'avevano confinata. Merito della ricetta dell'allora governatore Giuseppe Scopelliti: riduzione degli sprechi, razionalizzazione della spesa, riorganizzazione della macchina sanitaria. Non erano pochi i cosiddetti ricoveri inappropriati, che in qualche caso costavano anche 632 euro al giorno: posti occupati da pazienti anziani ma in buona salute solo per dimostrare che servivano più letti, più medici, più infermieri, eppure i dipendenti erano 23mila con un bisogno di 20mila. Poi nel 2014 la tegola giudiziaria e le condanne: oggi Scopelliti sta scontando 4 anni e 7 mesi per falso ideologico e abuso d'ufficio. Per i giudici da sindaco di Reggio Calabria ha falsificato i bilanci per evitare il dissesto. La sua verità è in un libro di memorie in uscita, dove si parlerà anche degli interessi dietro la sanità calabrese, messa a dieta dall'ex enfant prodige di An, una delle (poche) intuizioni felici di Gianfranco Fini. Altri amministratori nei guai per i bilanci in rosso - vedi Messina - sono stati assolti dagli stessi giudici che hanno condannato Scopelliti, ma tant'è. Quando si pensa alle trame dentro la magistratura emerse con il caso Palamara e agli intrecci con la politica, è facile farsi venire più di un dubbio su come certe carriere siano state esaltate o spezzate dalle inchieste giudiziarie.

Ma come le sentenze, anche certi risultati sono scritti su pietra e non si possono giudicare né interpretare, ma solo accettare. Soprattutto visto che dopo il suo governo regionale per la sanità calabrese sono ricominciati i guai. E a leggere un suo post del 2015 che sembra scritto ieri si capiscono tante cose: «La guerra che ormai si scatena tra bande, per non dire tra cosche, che vogliono impossessarsi della sanità certamente non per fini nobili, è il segnale del degrado e della poca considerazione che il governo nazionale ha per la nostra Calabria». Allora come oggi, alla faccia dei cittadini e nel semi silenzio di alcuni parlamentari di centrodestra calabresi.

Misteri della politica.

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