Avesse un'anima, la televisione, adesso godrebbe alla grande. Quell'ingrato di Beppe Grillo; ben gli sta. Deve tutto a me, si può dire senza esagerare che l'ho inventato io, e lui cosa fa? Mi cancella, mi disconosce. Mai più in televisione, non andremo mai in quei salotti servi del potere. La televisione fa male, la televisione è marcia... Se l'è voluta. Lui e la sua Rete scritta con la maiuscola. Si sa cosa dicono i proverbi cinesi: mettiti in riva al fiume e aspetta che passi il cadavere dei tuoi nemici... Ha commesso tanti errori lo Sciamano pentastellato che doveva ribaltare il Paese come un calzino, che aveva intimato «arrendetevi!» ai politici e promesso di aprire il Parlamento come una scatola di tonno. Ma il principale, quello che alla lunga l'ha logorato e che ora tanti osservatori, anche quelli più simpatetici come Marco Travaglio e Gianluigi Paragone, gli rinfacciano, è il ripudio della televisione. Strafalcione gigantesco per un uomo di comunicazione. Grave miopia sottovalutare il Quinto potere, la sua forza tranquilla e, nel tempo, vincente. Già, il tempo: altro fattore calcolato male. Secondo le previsioni di Gianroberto Casaleggio, il web avrebbe dovuto rapidissimamente sostituire il piccolo schermo. Noi abbiamo la Rete, predicava lo Sciamano. E vietava ai suoi di partecipare ai talk show per soddisfare il loro «punto G», espellendo i trasgressori come Federica Salsi e Giovanni Favia.
Tra le tante cose che l'ex spalla di Baudo voleva riformare c'erano il sistema di comunicazione con gli elettori e l'informazione politica. I giornalisti, i conduttori tv erano feccia. Non c'era adunata di piazza in cui i «vaffa» planetari non comportassero maltrattamenti di qualche troupe di telegiornali pubblici e privati, soprattutto pubblici. Noi abbiamo il Blog. Il web è democrazia vera, pura, affidabile. Il Sesto potere era pronto a mandare in soffitta il Quinto. Salvo poi accorgersi che internet restava una tecnologia classista, estranea a larghe fette di popolazione, alla provincia profonda, agli anziani. Le consultazioni interne M5S, le primarie per le candidature erano dei flop. In piena campagna per l'elezione del capo dello Stato, quando non si parlava d'altro, alle Quirinarie votarono 28mila persone. E tanto per smentire l'attendibilità della procedura, Milena Gabanelli e Gino Strada, i primi due classificati, rinunciavano lasciando campo libero a Stefano Rodotà (4.677 voti). Poco alla volta, da strumento costruttivo, il Blog diventava verticistico e inquisitorio, un bollettino d'intimidazioni del dissenso. La rubrica più letta era «Il Giornalista del giorno», inaugurata nel dicembre 2013 con Maria Novella Oppo dell' Unità , prima di una lista nera che includerà Michele Santoro, un tempo suo sponsor.
La nuova frontiera era la «disintermediazione», la scelta di bypassare i conduttori e parlare direttamente al popolo. Come? Con lo streaming , la divulgazione senza mediazioni degli eventi prescelti. Ma la strategia restava incerta e le situazioni più problematiche - contestazioni interne, assemblee per le epurazioni - sfuggivano alla presa diretta. Per riformare l'informazione Rai, Grillo aveva preteso la presidenza della commissione di Vigilanza, il più antico e inutile organismo di controllo della politica. Come portavoce dei gruppi parlamentari, invece, era stato scelto Rocco Casalino, un ex concorrente del «Grande Fratello», e già questo emanava un sentore di nemesi. Che divenne ancora più forte quando, dopo un timido riavvicinamento alla ripudiata «televisiùn» (intervista a Mentana), alla vigilia delle Europee sorrise in camicia bianca nel selfie con Bruno Vespa. Per poi compiere un altro dietrofront. Andare in tv «è stato un errore.
La televisione non consente di approfondire, è il contrario della strategia comunicativa del M5S», si pentì in luglio. Chissà se ora, dopo la resa, tornerà a prendere a mazzate i computer come faceva nella sua prima vita, a teatro?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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