Stefano Cavedagna è il nuovo coordinatore di Forza Italia Giovani. Eletto qualche giorno fa al congresso nazionale, Cavedagna sembra deciso a dare un taglio movimentista alla formazione che presiede. Lo abbiamo intervistato per conoscere i suoi obiettivi e il suo giudizio relativo all'operato dell'attuale esecutivo.
Presidente Cavedagna, quali sono i suoi obiettivi e le sue sensazioni a poca distanza temporale dal congresso?
"Il congresso ha portato grande entusiasmo tra i giovani e tra tutti i sostenitori del partito, dimostrando che Forza Italia ha volontà di rinnovarsi e di ricostruire, partendo proprio dalle sue forze fresche. Questo è fondamentale. Non solo per avere gambe su cui correre e nuove menti che possono portare avanti il nostro messaggio, ma anche per rafforzare la nostra presenza sul web e sui social network".
Lei vuole rinnovare il partito attraverso il movimento giovanile?
"Forza Italia ha davvero l'occasione di poter tornare al grande consenso di un tempo. Lo deve fare investendo, oltre che nelle sue figure storiche, in volti nuovi. Bisogna riaprire un lato movimentista che le permetta di stare anche in mezzo alla gente, dimostrando quali sono i veri problemi di oggi...".
Quali sono questi problemi?
"Tassazione troppo elevata e impossibilità di aprire una propria attività su tutti. Un'attività deve dare reddito e deve dare possibilità di vita a una famiglia. Bisogna spezzare la cancrena di burocrazia che sta imperversando nel nostro paese".
Qual è il suo giudizio sul governo gialloverde?
"L'Italia, in questo momento, non sta crescendo. Le imprese non riescono a investire in ricerca e in sviluppo e non riescono ad andare avanti. Questo lo dicono sì gli industriali, ma anche le tante piccole e medie imprese, gli artigiani e i commercianti. Tutti coloro che non hanno interesse a far crescere il grande capitale, ma solo a mandare avanti la propria famiglia con una propria attività. Il governo gialloverde sta tradendo, in particolare la Lega, quella che era una promessa di defiscalizzazione e sta rivestendo ulteriormente di grandi burocrazie, senza snellire il nostro sistema. Il nostro paese ha bisogno di una grande forza liberalizzatrice, che rompa lo schema delle burocrazie ingessate e dica: 'Ci vuole meno Stato e una migliore efficienza, per fare in modo che le ottime energie italiane riescano a dare un futuro e un lustro a questo paese'. In un messaggio sintetico: dobbiamo liberare le energie".
Cosa si sente di dire alle giovani generazioni? L'esecutivo sta risponendo alla crisi occupazionale?
"Credo, in questo senso, che il governo non stia liberando le energie dei giovani. I miei coetanei, finiti gli studi, fanno fatica a barcamenarsi nel mondo del lavoro. Sanno benissimo che dovranno sudare, che non avranno prospettive di grandi redditi o prospettive di assunzione a tempo indeterminato. Lo sanno qui e lo sanno anche all'estero, ma c'è una differenza. Dopo un periodo di "gavetta", all'estero hanno consapevolezza di poter ambire a qualcosa di più. In Italia, invece, rischiano di rimanere per svariati anni allo stesso livello. Il motivo è ascrivibile all'impossibilità per le aziende di assumere dopo stage, tirocini, garanzie giovani...".
Quale altro tema ritiene centrale per il futuro lavorativo del Belpaese?
"Noi siamo assolutamente contrari al reddito di cittadinanza. Riteniamo che sia improduttivo. Noi concederemo soldi pubblici, pagati dai giovani professionisti, dai giovani lavoratori e dai giovani titolari d'azienda, a persone che non producono nulla. Il risultato sarà che nel prossimo bilancio avremo ancora più poveri. I giovani così non vengono educati a scommettere su se stessi. Ecco perché il reddito di cittadinanza è il peggior messaggio possibile a livello formativo. Noi crediamo a un altro tipo d'Italia".
Come?
"Dando possibilità ai ragazzi di credere in un futuro concreto. Importante, per esempio, è il tema dell'accesso al credito. L'unica forma di reddito di cittadinanza che accettiamo è quella relativa a un giovane che, dopo aver finito gli studi e dopo aver fatto esperienza, magari anche con piccoli lavori, entri nel mondo del lavoro".
Insomma, il giudizio complessivo sul governo è negativo...
"Mi permetto di aggiungere che a Torino, qualche giorno fa, i commercianti, gli artigiani e gli industriali si sono radunati per dire al governo che deve cambiare passo, abbassando la pressione fiscale e facendo serie riforme per permettere alle aziende di crescere.
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