Non hanno ancora trovato un accordo sul nuovo governo che già i grillini pensano alla Cdp. Ma su cosa vuole mettere le mani Luigi Di Maio? La Cassa Depositi e Prestiti non è soltanto la cassaforte pubblica che gestisce i risparmi postali degli italiani controllata dal Tesoro con una quota dell'83% e partecipata dalle Fondazioni bancarie con il 16 per cento. Alitalia, Tim, Ilva, per non parlare del piano Capricorn sponsorizzato da Matteo Renzi per la riduzione del debito pubblico, non c'è dossier spinoso in cui la politica non abbia tirato in ballo il gruppo di via Goito che ha già assorbito pezzi crescenti d'industria, la rete dei metanodotti di Snam e quella elettrica di Terna, i cantieri navali di Fincantieri e la compagnia petrolifera Eni, il gigante in crisi delle trivellazioni Saipem e le turbine di Ansaldo Energia.
Proprio ieri, mentre il candidato ministro all'Economia per i Cinquestelle Andrea Roventini vergava il preavviso di sfratto sul blog del Movimento, i vertici di Cassa illustravano nella nuova sede milanese di via della Moscova le slide dei conti 2017 e l'andamento nel triennio. Una sorta di congedo per il presidente Claudio Costamagna e l'ad Fabio Gallia. «Siamo sempre stati in prestito a questo mondo, veniamo tutti e due dal privato e lì torneremo», ha detto ieri Costamagna il cui mandato con quello di Gallia scadrà in primavera. Assicurando, nel frattempo, che in caso di bisogno la Cassa c'è. Sull'Alitalia, «se il vincitore finale dell'asta può avere interesse ad averci come partner finanziario, noi siamo a disposizione». E anche sull'Ilva: dopo aver presentato un'offerta con una cordata battuta poi da ArcelorMittal «stiamo seguendo gli eventi, siamo sempre disponibili, se necessario, a prendere una quota». Senza dimenticare l'investimento fatto insieme a Enel nella società della fibra Open Fiber, che l'ha resa interlocutrice del fondo Elliott, impegnata in una battaglia contro Vivendi per sostituire cinque amministratori Tim, ridare lustro alla società e spingere sullo scorporo e sulla quotazione della rete («Con Elliott ci sono stati contatti», ha detto ieri Costamagna).
Secondo i calcoli di Prometeia, con 162 miliardi di risorse attivate nel sistema Paese nel triennio 2015-2017 la Cdp ha contribuito al Pil italiano del 2017 per circa 40 miliardi (il 2,3%). Il piano di questo «animale complicato», come l'ha definito Costamagna, prevede di mobilitare 160 miliardi di risorse a supporto del Paese entro il 2020. Complici i risultati del 2017, chiusi per il gruppo con un balzo dell'utile a 4,5 miliardi (2,2 miliardi per la capogruppo con un +33% rispetto al 2016). Profitti cresciuti anche grazie alle ottime condizioni sui tassi negoziate con il Tesoro che hanno consentito di remunerare con un paio di miliardi in più il risparmio postale. Alla Cassa, per altro, il Mef ha conferito anche il 30% delle Poste per un controvalore di circa 3 miliardi.
In termini di raccolta, si sono aggiunti 88 miliardi tra obbligazionario e altre fonti ma la parte del leone la fa sempre il risparmio postale da cui sono arrivati nei forzieri del tandem Costamagna-Gallia 253 miliardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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