Inquietante, non si potrebbe definire altrimenti la condotta delle forze dell'ordine francesi alla vigilia della strage di Parigi. Ogni giorno emergono nuovi particolari e retroscena che portano a galla l'inefficienza e la poca attenzione contro la minaccia terroristica. L'ultima chicca ce la offre il settimanale francese Le Canard Enchainè , il quale rivela che il 30 dicembre i poliziotti fermarono per un controllo una Seat Ibiza con a bordo Amedy Coulibaly e la sua compagna Hayat Boumeddiene. I due agenti decisero di fare una verifica sulla banca dati delle persone ricercate e scoprirono che Coulibaly era considerato pericoloso e vicino agli ambienti dell'estremismo islamico. A questo punto, come documenta il settimanale che si è procurato il verbale degli agenti, i poliziotti informarono i superiori e i servizi antiterrorismo, ma non ci fu alcuna reazione. «Nessuna sorveglianza, nessun pedinamento», scrive Le Canard Enchainè , secondo il quale la procedura adottata apre ora diversi interrogativi. Gli agenti lasciarono allora ripartire Coulibaly, che qualche ora dopo si diresse verso la Spagna. Il 2 gennaio, il jihadista lasciò all'aeroporto di Madrid la compagna, che s'imbarcò su un aereo diretto a Istanbul. Hayat abbandonò poi la Turchia per la Siria l'otto gennaio, lo stesso giorno in cui Coulibaly ammazzò una poliziotta a Parigi. Il jihadista è stato poi ucciso dalle forze speciali il 9 gennaio, dopo il sequestro e l'assassinio di quattro persone nel supermercato ebraico Hyper Cacher.
Dopo quei due giorni di fuoco, magistratura e polizia si sono date da fare, anche se con colpevole ritardo. Il procuratore di Parigi, Francois Molins, ieri mattina ha spiegato che quattro dei dodici fermati, nella banlieue di Parigi la scorsa settimana, sono stati incriminati per «associazione per delinquere collegata a un'impresa terroristica»: avrebbero acquistato materiali in diverse armerie della capitale per sostenere gli attacchi di Coulibaly.
Per fronteggiare l'emergenza terroristica, il governo francese ha annunciato nuove misure, come il potenziamento degli organici dei servizi di sicurezza. Il piano di 735 milioni di euro prevede l'assunzione di 2.700 persone nei prossimi tre anni, distribuiti tra ministero degli Interni, Giustizia e Difesa, e l'acquisto di nuovi equipaggiamenti per polizia e gendarmeria. Saranno inoltre dispiegati sul territorio anche 10.500 militari.
Il premier Manuel Valls, nel presentare le nuove misure, ha affermato che c'è un boom di militanti radicali «pronti a passare all'azione in Francia». Alle 1.300 persone legate al mondo jihadista, ha spiegato il premier, si aggiungono i combattenti «implicati nelle filiere più anziane», come quella afghano-pakistana, e numerose altre cellule. Insomma, almeno 3mila militanti pronti a colpire.
Ma non basta. Nei ranghi del terrore ci sarebbero anche ex militari francesi, partiti per fare la «guerra santa» arruolandosi nelle milizie del Califfato. Sono oltre una decina, come ha confermato il ministro della Difesa Jean Yves Le Drian, il quale però ha minimizzato, dicendo che si tratta di casi «estremamente rari». Questi ex militari hanno offerto le proprie competenze per addestrare i giovani jihadisti.
Alcuni sono convertiti, altri di cultura arabo-musulmana e tra di essi vi sono ex Legionari ed ex paracadutisti. Sono considerati particolarmente pericolosi, non solo perché si sono formati in Francia, ma soprattutto perché conoscono i segreti delle forze armate transalpine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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