"Il Covid era in Cina già nell'autunno 2019. Così dissi a Speranza: compra mascherine"

La rivincita dell'ex Dg alla Sanità Guerra: ingiuste le accuse sul Piano pandemico

"Il Covid era in Cina già nell'autunno 2019. Così dissi a Speranza: compra mascherine"
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C'è un ex dirigente del ministero della Salute che, dopo cinque anni passati a difendersi in tribunale in totale solitudine da accuse rivelatesi infondate, oggi si prende la sua rivincita. Ranieri Guerra, ex direttore generale della Prevenzione e poi alto dirigente dell'Oms, fu indicato come responsabile del mancato aggiornamento del Piano pandemico, fermo al 2006, ed escluso dal secondo Cts nel governo di Mario Draghi. Quando la Procura indagava sull'ipotesi di epidemia colposa, perfino l'Oms tentò di impedirgli di parlare, come ha fatto di recente prima della sua audizione in Commissione Covid. Intanto, i suoi avvertimenti e le sue proposte restavano lettera morta. Eppure, mentre altri rilasciavano interviste senza sosta, Guerra ha scelto il silenzio imposto dall'etica professionale, lasciando che fossero documenti e registrazioni a parlare per lui. Oggi quelle carte ribaltano la narrazione: fu il primo, se non l'unico, a chiedere decisioni rapide e soluzioni concrete. Tornato a Roma l'11 marzo 2020 per aiutare un'Italia additata come "lebbroso d'Europa" e romperne l'isolamento internazionale, affrontava anche un dramma personale: la compagna gravemente malata di Covid e la perdita della madre. "Il virus correva già nell'autunno 2019, ma le prime misure arrivarono solo a febbraio inoltrato, quanto previsto dal Piano pandemico mai attivato", spiega Guerra. Già il 27 gennaio aveva avvertito il ministro Speranza sulla necessità di reperire mascherine e dispositivi di protezione: "Francesi e tedeschi stavano facendo scorte", ricorda. L'Italia, invece, ne spediva tonnellate in Cina, permetteva lo svolgimento di partite di calcio internazionali, lanciava slogan come Milano non si ferma o "abbraccia un cinese", fermando i voli diretti dalla Cina senza capire che serviva una misura almeno europea.

In realtà, Guerra aveva già proposto l'aggiornamento del Piano alla ministra Beatrice Lorenzin nel 2017. Lo stesso documento fu presentato dal suo successore Claudio D'Amario alla ministra Giulia Grillo senza esito, e riproposto invano dal funzionario Francesco Maraglino nel gennaio 2020. Tre occasioni mancate. La risposta dell'Oms alla rogatoria di Bergamo ha poi confermato integralmente quanto Guerra aveva dichiarato ai magistrati, che hanno archiviato le accuse. Non era un obbligo aggiornare il piano, né un atto amministrativo come sostenuto da alcuni ministri per coprire le proprie responsabilità: i fondi previsti nel 2006 erano inesistenti rispetto alle centinaia di milioni arrivati solo dopo.

La narrazione sulle responsabilità per la mancata attivazione delle misure di contenimento e per l'aggiornamento va riscritta e attribuita a chi aveva il potere di agire, non certo a Guerra. Oggi sappiamo anche che suggerì di ampliare il Cts con epidemiologi e medici di base, introdurre sistemi di sorveglianza clinica e ambientale, adottare un sistema di ventilazione innovativo offerto gratuitamente da scienziati italiani a Yale, e progetti di monitoraggio domiciliare con equipaggiamenti donati dall'Oms, mai implementati.

Curò anche la sua compagna andando oltre la famosa "vigile attesa", personalizzando la terapia come ora sappiamo sarebbe dovuto avvenire. Il caso più noto resta quello del rapporto di Venezia, pubblicato il 13 maggio 2020 e ritirato il giorno dopo dal suo coordinatore Zambon, su ordine dell'ufficio Oms di Pechino e del direttore regionale Hans Kluge, che ne impedì la ripubblicazione. Di questo accusarono Guerra, costruendo una falsa narrazione.

La risposta dell'Oms alla rogatoria di Bergamo, mai resa pubblica, lo certifica, tanto che lo stesso Zambon si è visto respingere dal Tribunale delle Nazioni Unite sia le accuse contro Guerra che la richiesta di essere riassunto dall'Oms dopo le proprie dimissioni. Se Guerra ha una colpa è quella di aver cercato disperatamente di salvare la reputazione dell'Oms in Italia, offrendosi come unico interlocutore. Analogamente, nei tribunali italiani e internazionali tutte le accuse contro Guerra sono cadute.

Guerra si presenterà per la conclusione di questa storia assurda davanti al Gup di Roma il 17.10.25. Nessuno, da Sigfrido Ranucci di Report a Massimo Giletti, ha mai chiesto scusa per le venti puntate televisive che hanno demolito la sua immagine con un accanimento senza precedenti e molto sospetto. Nessuno ha mai ritrattato, nonostante la verità sia ormai emersa, e c'è da chiedersi perché.

Ricostruire oggi questa vicenda non serve a riabilitare un uomo, ma a evitare di ripetere gli stessi errori, perché sacrificare servitori delle istituzioni e professionisti di altissimo livello come Guerra, mentre i veri responsabili restano coperti, è la strategia che ha reso l'Italia più fragile nella sua prova più dura dal Dopoguerra.

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