Coronavirus

Covid, la farsa dei super tecnici

Il caos in Calabria è l'ultimo degli errori del governo. Durante la pandemia fioccano le nomine, ma senza risultati

Covid, la farsa dei super tecnici

Se ancora avessimo avuto bisogno di una prova del fallimento della stagione dei super tecnici, ecco che il brutto pasticcio consumato sulla pelle dei calabresi ce l'ha fornita. Negli ultimi dieci giorni, mentre la regione sta lottando contro il dilagare del contagio e la conseguente emergenza sanitaria, sono saltate tre teste. Una dopo l'altra. Giù come birilli. Così, dopo le dimissioni di Eugenio Gaudio (nominato appena ventiquattr'ore prima), la Calabria si è ritrovata nuovamente senza commissario alla Sanità in un momento in cui non può certo permettersi un passo falso di questo tipo. "Ora attendiamo se ne vada pure Speranza...", ha commentato nelle ultime ore Matteo Salvini sparando contro il ministro della Salute. Al centro della bufera, però, finisce anche Palazzo Chigi che sin dall'inizio della pandemia ha deciso di mettersi nella mani dei tecnici augurando così una lunga stagione di gaffe, passi falsi, polemiche e buchi nell'acqua.

Lo "scippo" delle competenze

Alla fine di gennaio, quando inizia a essere chiaro che le "polmoniti atipiche" registrate a Wuhan sono più gravi di quanto non si immaginasse, il dossier finisce sulla scrivania del ministero della Salute. Ed è da lì che escono le prime, caotiche circolari che dicono tutto e il contrario di tutto. Speranza mette il suo vice, Pierpaolo Sileri, su un aereo e lo spedisce in Cina per gestire il rientro degli italiani bloccati a Wuhan. Nonostante i primi passi falsi, la pratica rimane nelle sue mani anche quando a Roma vengono scoperti due turisti cinesi positivi. Poi, però, qualcosa si inceppa. Ancora prima che a Codogno venga scoperto il "paziente uno", come ricostruito nel Libro nero del coronavirus (clicca qui), il ministro finisce dietro le quinte. Il 31 gennaio, dichiarando lo Stato di emergenza, il premier Giuseppe Conte decide di togliergli dalle mani il dossier e di affidarlo ad Angelo Borrelli. Al capo della Protezione civile, sebbene del tutto inesperto in ambito medico e sanitario, vengono dati poteri speciali e diretti per gestire l'emergenza. Difficile ipotizzare il motivo di questa scelta. Secondo Sileri, Speranza non ha mai voluto fare il commissario. "Non è nel suo carattere...", ha rivelato il viceministro. Sta di fatto che in quel momento il premier decide di affidare le sorti del Paese a una task force di tecnici che aumenterà di giorno in giorno senza produrre mai risultati apprezzabili.

Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova, ha individuato subito il nocciolo del problema. "C'è un problema di Cts non tanto nella composizione, quanto nell'assenza. Possibile che non ci siano le migliori menti delle università italiane?". Da quando Conte ha affidato la gestione dell'emergenza a Borrelli, abbiamo assistito a un imbarazzante e repentino moltiplicarsi di poltrone, incarichi e deleghe che, come dicevamo, non ha portato a grandi risultati. Nel giro di un paio di mesi accanto al capo della Protezione civile, chiamato a coordinarne e organizzarne il lavoro, ecco spuntare fuori Domenico Arcuri, a cui viene affidato l'approvvigionamento delle forniture sanitarie. Da subito soprannominato "mister Mascherina" per i pasticci inanellati, viene percepito come una sorta di anti Borrelli. Una sorta di commissario del commissario. Difficile capire il perché dello sdoppiamento delle figure. Sta di fatto che al super commissario vengono affidati i dossier più spinosi: dalle mascherine ai ventilatori, fino ai "banchi a rotelle" per riportare gli studenti in classe. I risultati della sua gestione vengono bocciati ripetutamente dalle opposizioni che in più di un'occasione ne chiedono le dimissioni, ma Conte continua ad affidarsi a lui. Tanto che Arcuri si troverà a dover gestire anche la pratica dei vaccini.

Le meteore

A luglio, per dare una "mano" di rosa alle innumerevoli task force che aveva creato, Conte aveva fatto un'infornata di donne. Del tutto inutile. Aldilà del rispetto delle "quote rosa", non è dato infatti sapere se queste nomine abbiano prodotto un risultato. Ma non dobbiamo stupirci. Non è certo l'unica trovata del governo a finire in un buco nell'acqua. Che dire, per esempio, dei sessantaquattro esperti infilati nella task force tecnologica voluta dalla ministra all'Innovazione Paola Pisano? E che dire di Vittorio Colao? Quest'ultimo è stato chiamato a guidare la squadra che doveva accompagnare il Paese nella "fase 2" ponendo le basi per il rilancio del sistema economico. Aldilà dei bonus e delle mancette non si è visto molto di più. Tra le meteore, a cui il governo ha legato il proprio destino e il destino dell'Italia, non possiamo non annoverare anche i tre commissari chiamati a gestire la sanità in Calabria. Prima è toccato a Saverio Cotticelli che, in un'unica intervista alla trasmissione di Rai3 Titolo V, ci ha svelato di non aver la benché minima idea del numero dei letti in terapia intensiva e di non sapere di essere il responsabile del "piano Covid" della regione. Chiuso con lui, ecco subentrare per pochi giorni Guglielmo Zuccatelli, padre di una tesi alquanto insolita sull'inefficacia delle mascherine: "Non servono a un cazzo, ve lo dico in inglese stretto. Sapete cosa serve? La distanza. Perché per beccarti il virus, se io fossi positivo, dovresti baciarmi per 15 minuti con la lingua in bocca". Dulcis in fundo, Speranza si affida a Gaudio (già indagato dalla procura di Catania) per uscire dal pantano. Ma quest'ultimo li gela: "Mia moglie non ha intenzione di trasferirsi a Catanzaro". Ultimo schiaffo al Paese che cerca di uscire dalla pandemia.

Nonostante le task force.

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