Il Covid rallenta. Ma l'Italia resta chiusa in rosso. Il bianco sparisce

I contagi settimanali aggiornati a ieri iniziano a diminuire. Ma l'Iss continua a frenare: "Mantenere severe misure di contenimento". Sardegna e Molise in arancione. Ieri 25.735 casi

Il Covid rallenta. Ma l'Italia resta chiusa in rosso. Il bianco sparisce

L'Italia resta quasi tutta in rosso, anche se il bollettino di ieri conferma un rallentamento dei contagi. Ma è un dato tendenziale che darà i suoi frutti nelle prossime settimane. Per ora secondo il report reso noto dall'Iss e analizzato dalla cabina di regia dieci regioni restano classificate a rischio alto: Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria. Non ci sono grandi cambiamenti nella colorazione delle regioni: scala dal rosso all'arancione, come da noi annunciato, il Molise, mentre la Sardegna perde lo status privilegiato di unica regione «bianca» e finisce, con una decisione che appare francamente piuttosto severa, direttamente in arancione, non esistendo al momento il giallo.

I dati dell'Iss preoccupano soprattutto per quanto riguarda l'Rt. «Sedici regioni - si legge nel report - hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, una Regione (Campania) ha un Rt con il limite inferiore maggiore di 1,5 compatibile con uno scenario di tipo 4, due (Piemonte e Fvg) hanno un Rt con il limite inferiore maggiore di 1,25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Dodici Regioni hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2». I dati dell'Iss sono però vecchi di qualche giorno, e si riferiscono alla settimana dall'8 al 14 marzo. Visto che noi aggiorniamo ogni giorno i dati, possiamo fare qualche passo in avanti. Il numero di contagi contabilizzato ieri è di 25.735, esattamente 800 più del giorno prima. Ma il vero confronto, come vi invitiamo a fare ogni giorno, è quello con lo stesso giorno della settimana precedente, quando i contagi furono di più, 26.824. Questo significa che per il secondo giorno consecutivo il numero mobile di contagi degli ultimi sette giorni scende, passando dai 157.588 della settimana 12-18 ai 156.499 della settimana 13-19. Insomma, sembra giunto il plateau ed è pensabile che tra qualche giorno il dato inizierà a scendere in maniera decisa. Difficile che il prossimo venerdì le principali regioni italiane possano essere promosse dal rosso all'arancione, anche perché sarebbe un upgrade che varrebbe soltanto da lunedì 29 marzo a venerdì 2 aprile, visto che il fine settimana lungo di Pasqua l'Italia sarà un'unica zona rossa. Anche perché, in base ai dati aggiornati a ieri, e non a quelli dell'Iss, Lombardia (321,23), Campania (293,29), Veneto (263,78), Emilia-Romagna (419,43), Piemonte (353,33), Marche (334,38), Friuli-Venezia Giulia (462,69) e provincia autonoma di Trento (303,07) sono ben oltre i 250 casi per 100mila abitanti negli ultimi sette giorni, livello considerato di allarme dal ministero della Salute. E forse solo il veneto nei prossimi giorni può scendere sotto questa asticella.

Preoccupano anche gli altri dati di giornata. I morti sono 386, e nell'ultima settimana ne sono stati conteggiati 2.677 contro i 2.293 della settimana precedente, con un aumento del 16,75 per cento. Crescono per il ventinovesimo giorno consecutivo gli accessi alle terapie intensive, anche se l'aumento da qualche giorno è meno impetuoso: +31, che portano il totale a 3.364, con una percentuale di occupazione rispetto ai 9.049 letti disponibili in tutta Italia del 37,18, ben superiore alla percentuale di allarme del 30 per cento.

Anche qui tredici regioni sono «fuori legge»: provincia autonoma di Trento (61,11), Marche (60,52 per cento), Lombardia (55,65), Umbria (53,96), Piemonte (51,91), Emilia-Romagna (50,79), Friuli-Venezia Giulia (44,00), Toscana (41,14), Abruzzo (40,93), Puglia (37,61), Molise (35,90), Lazio (32,66) e provincia autonoma di Bolznao (32,00).

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