Coronavirus

Il Covid riappare e spaventa Pechino

Dopo 55 giorni a zero contagi improvviso focolaio in un mercato: isolata la zona

Il Covid riappare e spaventa Pechino

Luigi Guelpa

Dal pipistrello al salmone, anche se toccherà alla comunità scientifica far luce sulla nuova ondata di Covid-19 che si sta diffondendo in Cina e che sta colpendo questa volta non una zona periferica come Wuhan, ma direttamente Pechino, la capitale, il cuore pulsante della nazione.

A comunicare l'esistenza di un nuovo focolaio di Coronavirus è stato il titolare del dicastero degli Interni, Xiao Jie. «Stiamo facendo tutte le valutazioni del caso, ma è meglio prevenire chiudendo le zone a rischio», ha dichiarato. L'area incriminata è lo Xinfadi Market, il mercato all'ingrosso più grande di Pechino, da venerdì pomeriggio presidiato dall'esercito. Tracce del Covid-19 sarebbero state rilevate su un tagliere utilizzato per sfilettare del salmone che arrivava dal mercato del pesce a Jingshen, nel distretto di Fengtai, a una cinquantina di chilometri dalla capitale. Ed è proprio dal tagliere che sono partite le indagini dell'ente sanitario locale.

La preoccupazione è alle stelle, tant'è che il sindaco di Pechino Chen Jining ha ordinato, dopo che per 56 giorni non si erano verificati casi, il lockdown in alcuni quartieri della capitale. Su 517 test eseguiti tra i lavoratori del mercato, 45 sono risultati positivi, mentre un altro contagio è stato registrato in una persona che lavora nel mercato di prodotti agricoli nel distretto di Haidian. Quest'ultimo era stato a stretto contatto con uno dei 45 trovati positivi a Xinfadi. Complessivamente sono stati eseguiti 1.940 tamponi ai lavoratori del mercato della capitale. Tutte le 46 persone che hanno contratto il virus non mostrano sintomi e sono sotto stretta osservazione.

Uno scenario che ha comunque indotto le autorità a chiudere undici complessi residenziali, nove tra scuole e asili e le fermate della metropolitana nelle vicinanze del market. A titolo precauzionale sono state anche bloccate le vendite di carne bovina e ovina al mercato di Xinfadi, mentre alcuni centri commerciali locali hanno deciso di rimuovere dai loro scaffali sia il salmone acquistato al mercato, così come quello proveniente da Jingshen.

Le autorità hanno messo i sigilli a parecchie attività commerciali, ma secondo quanto affermato dall'ambasciatore di Seul a Pechino, Kim Jang-soo, «il fatto che a parlare dell'episodio sia stata la fonte ufficiale del governo significa che la situazione è più preoccupante di quanto vogliano far credere». L'intero quartiere è entrato in «modalità bellica», con l'esercito a pattugliare strade e abitazioni, come si evince da alcune foto che stanno circolando in rete. Come ulteriore misura di precauzione, il Centro amministrativo delle competizioni sportive comunali ha diffuso un avviso che sospende lo svolgimento di eventi con effetto immediato «per ridurre i rischi legati alla mobilità e ai raduni delle persone e garantire la salute e la sicurezza». Circa 10mila persone che hanno avuto contatto in modo diretto con il mercato saranno sottoposte a test, ed è possibile che nelle prossime ore il numero di casi continui a crescere.

Xinfadi Market è il centro nevralgico del commercio di Pechino. Principale mercato all'ingrosso di frutta, verdura, pesce e carne, si estende su 112 ettari e offre lavoro a 1.500 persone, con 4mila spazi espositivi. Da solo, ogni anno, gestisce un volume di 14 tonnellate di generi alimentari, ma è anche un luogo di aggregazione che presenta una notevole circolazione di persone e di cose. Prima della recente recrudescenze, il Covid-19 aveva colpito solo in maniera marginale Pechino.

Dai dati forniti dalle autorità locali le infezioni erano state meno di seicento (un quarto provenienti dall'esterno) e appena 9 i decessi.

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