«Non vogliamo dare l'impressione che ci autoassolviamo, noi siamo qui per dare informazioni sui fatti, a voi stanno i giudizi». Il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, ieri è stato sottoposto a un «interrogatorio» durato oltre cinque ore da parte della commissione bicamerale d'inchiesta sui crac bancari. La linea difensiva, esplicitata recentemente dal governatore Visco, è stata sostanzialmente confermata: la colpa dei fallimenti delle Popolari venete ricade sui management che «hanno occultato importanti informazioni» e, secondariamente, sul sistema regolatorio. Solo dopo si possono valutare le responsabilità dell'Authority.
Occorre, tuttavia, rilevare come Barbagallo abbia ammesso l'irritualità (al limite del conflitto del conflitto di interessi) delle assunzioni di ex dirigenti di Via Nazionale nei due istituti poi collassati. La Banca d'Italia, ha spiegato, «non incoraggia né auspica che propri dipendenti siano assunti dai soggetti vigilati; in ogni caso anche quando questo accade, ciò non influisce, né per quanto a mia conoscenza ha mai influito, sul corretto espletamento delle funzioni di vigilanza». Bankitalia, prima dell'introduzione di un codice etico nel 2010 e dei successivi interventi legislativi del 2012 e del 2014, poteva solo esercitare moral suasion. Nei due casi, tuttavia, le ispezioni non sono state influenzate tanto è vero, ha ribadito, che «è stata la Vigilanza della Banca d'Italia ad aver rilevato le criticità» segnalando i problemi alla Vigilanza dell'Eurotower. «L'idea che la Bce da un certo momento in poi avrebbe scoperto le cose non risponde ai fatti», ha aggiunto smentendo le ricostruzioni del Pd. Oltretutto gli atti della Vigilanza sono coperti dal segreto e non possono essere rivelati pena l'incriminazione, ha ricordato Barbagallo evidenziando come Popolare Vicenza non sia mai stata «sponsorizzata» per nessuna acquisizione, nemmeno per la boschiana Etruria che rifiutò le avances di Zonin e soci.
Insomma, è stata Via Nazionale a rilevare «crediti erogati con modalità anomale, non di rado in conflitto di interessi e le operazioni di ricapitalizzazione cosiddette baciate (finanziamenti per sottoscrivere le nuove azioni; ndr)». Irregolarità «tempestivamente» segnalate alla magistratura. Il direttore generale della Consob, Angelo Apponi, ascoltato successivamente, ha però ipotizzato che si siano posti in essere comportamenti fraudolenti pensando all'impunità o a una lieve sanzione».
Queste apparenti contraddizioni hanno scatenato le polemiche politiche.
I parlamentari Pd hanno avanzato dieci domande imputando a Bankitalia di non essere stata accurata nella valutazione dei crediti in sofferenza di Popola Vicenza e Veneto Banca. Il vicepresidente del senato, Maurizio Gasparri (Fi), ha invece accusato Palazzo Koch di aver «violato il principio costituzionale di tutela del risparmio».
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