Verrebbe da dire, cinicamente, che è meglio così. I dati resi noti ieri dalla Protezione civile sul diffondersi del contagio sono complessivamente peggiori di martedì e questo può rivelarsi un monito per quanti già avevano archiviato il virus e programmavano la loro personale fase 2, con tanto di evasione pasquale dal confino domestico. Il virus è ancora tra noi, e anche se ha perso un po' di vigore è ancora capace di sferrare qualche bel gancio.
Il dato che preoccupa di più è quello che registra i nuovi contagi delle ultime ventiquatt'ore: che tornano a salire, dai 3039 di martedì ai 3836 di ieri. Un dato «mascherato» in parte dall'aumento dai 542 morti in più (il totale è 17.669) e soprattutto dal boom delle guarigioni (+2099, cifra record, il precedente primato era del 30 marzo con +1590, il totale è 26.491), che limita l'aumento dei contagi attuali a +1195, portando il totale a 95.262.
Insomma, luci e ombre. Con le prime che negli ultimi giorni erano sembrate più abbaglianti e le seconde che invece continuano ad allungarsi. Tra le buone notizie c'è certamente il «censimento» dei positivi attuali: ormai quasi due terzi (63.084) sono in isolamento domestico, e quindi con sintomi lievi o assenti, mentre gli ospedalizzati sono 28.485 e i ricoverati in terapia intensiva (3693) scendono ancora di 99 unità, allontanandoci ancora di un passo dal baratro del «sold out» dei letti più caldi.
La Lombardia è ancora nettamente per numero di casi attualmente positivi (28.545, il 29.96 per cento del totale), davanti a Emilia-Romagna (13.110) e Piemonte (10.989). I dati sciorinati dall'assessore al Welfare Giulio Gallera registrano come ormai imminente il superamento della barriera psicologica dei 10mila decessi: ieri eravamo fermi a 9722, per intenderci poco meno di quelli verificatesi nell'intera Francia. La soglia potrebbe essere superata già oggi, certamente domani. In calo i ricoverati, -114 su martedì, e soprattutto quelli gravi e quindi in terapia intensiva, -48, con un totale di 1257. «Stiamo a casa ancora qualche giorno, vedremo se il 13 aprile o ancora un'altra settimana di sacrificio e poi, piano pianino, ricominceremo», ha detto Gallera, che per la prima volta ha fatto riferimento alla possibilità di un allentamento delle misure restrittive. «Siamo molto vicini - ha detto l'assessore - al momento in cui potremo dire di aver vinto il primo tempo di questa battaglia, il risultato è vicino e, per questo, non si può allentare l'attenzione adesso». Gallera ha anche annunciato che presto, «entro qualche settimana, appena la situazione si stabilizza e la flessione si conferma e diventa costante», sarà riaperto il pronto soccorso di Codogno, da cui tutto è partito. Un gesto altamente simbolico.
Sulla stessa linea l'Oms, il cui direttore generale aggiunto Ranieri Guerra ieri in conferenza accanto (ma non troppo) a Borrelli, ha immaginato «una valutazione del rischio di riapertura per classe di lavoro, per tipologia geografica, per classe d'età» ma sempre «con un occhio alla diminuzione marcata della curva epidemica, cosa che ancora non c'è. E sempre tenendo presente il fatto che abbiamo comunque una categoria di persone che, per età e per esistenti condizioni morbose, è particolarmente vulnerabile». A proposito dei test sierologici Guerra ha aggiunto: «Scordatevi che ci possa essere la patente di immunizzato, ci potrebbe essere al contrario la patente di non contagiato e quindi di vulnerabilità. Quindi chi è vulnerabile va protetto».
Anche Oms Europa non vuole nessun abbassamento della guardia:
«Non è il momento di allentare le misure. È il momento di raddoppiare e triplicare ancora una volta i nostri sforzi collettivi con tutto il sostegno della società», ha detto il direttore regionale per l'Europa, Hans Kluge.
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