Coronavirus

Crisanti ora si monta la testa: "Zaia ha vinto grazie a me"

Il virologo padre del modello veneto: "Proposta la candidatura da Pd e M5S, Magari quando andrò in pensione ci penserò..."

Crisanti ora si monta la testa: "Zaia ha vinto grazie a me"

La faccenda sta un po’ sfuggendo di mano. Passi pure la rivendicazione di un ruolo di primo piano sulla gestione dell’emergenza Covid. Venga dato a Crisanti quel che è di Crisanti, ovvero di aver ispirato il Modello veneto contro il coronavirus. Si passi pure sopra al continuo intestarsi un merito che, evidentemente, non è solo suo. Ma che il virologo di Vo’ (il paesino dove è praticamente venerato) sia il motivo della vittoria di Luca Zaia alle elezioni è un pochino troppo.

In un’intervista a La Stampa, Andrea Crisanti oggi si è sperticato in una analisi del voto veneto, dove il governatore uscente ha trionfato con il 76,8% dei voti. Praticamente un plebiscito. "I veneti hanno premiato Zaia per come ha gestito l'epidemia, con tutti i meriti e le contraddizioni del caso - ha detto - In una situazione disastrosa il presidente mi ha dato retta seguendo l'evidenza scientifica. Se non fosse stato per me Zaia avrebbe combinato un disastro. Il 28 febbraio parlò di epidemia mediatica, poi si è preso il merito e non ho potuto tacere". In sostanza il sillogismo è questo: il leghista ha vinto grazie alla gestione dell’emergenza, l’epidemia l’ho frenata io, quindi Zaia ha vinto grazie a me.

Ci sono alcune semplificazioni, se non imprecisioni, nella ricostruzione di Crisanti. È vero, come sostiene il virologo, che grazie allo studio su Vo' Zaia, all’inizio attirato dalle sirene anti-allarmismo, si è instradato sulla strada del rigore. E va anche dato atto al professore di aver suggerito il tamponamento di massa per scovare gli asintomatici e tenerli in isolamento. Così come va ringraziato per aver individuato la macchina che ha permesso al Veneto di essere la prima Regione per numero di tamponi e di essersi procurato in tempo i reagenti necessari. I suoi meriti, in fondo, sono scolpiti in alcuni sms inviati da Crisanti al governatore e rivelati nel “Libro nero del Coronavirus. Retroscena e segreti della pandemia che ha sconvolto l’Italia”, edito da Historica Edizioni e in uscita a inizio ottobre. Ma è anche vero che fu Zaia ha ordinare il primo giro di tamponi a Vo’, quando l’Oms diceva il contrario. Ed è stato sempre il governatore a disporre la chiusura dell’ospedale di Schiavonia dopo i primi casi di contagio. Infine, si può essere ispirazione di ciò che si vuole, ma chi assume le responsabilità delle scelte è chi governa. E Zaia è stato bravo a seguire le indicazioni dei suoi esperti, della sua sanità, del suo apparato. Limitandone anche - finché possibile - le invidie e inimicizie.

Già, perché qualcuno forse ricorderà il duro scontro esploso tra Crisanti e il duo Mantoan-Russo, cioè il gotha della sanità veneta. Entrambe le parti si intestavano il merito di aver sconfitto il Covid e non si amavano l'un l'altro. Tutti in realtà avevano una parte di ragione e godevano della stima di Zaia. Poi alcune interviste del governatore e altrettante piccate reazioni di Crisanti hanno incrinato i rapporti. Finché ha potuto, il Doge ha cercato di domare questi “cavalli di razza”. Ma alla fine ha scelto i suoi fedelissimi. E c’è più di un motivo.

Intanto Crisanti lavora per l’Università di Padova e non per la Regione. Poi negli ultimi tempi il virologo, prima piuttosto riservato, sembra essersi appassionato alle interviste. E non fa più mistero di certe simpatie piddine e grilline, lui che si considera un “liberal senza casa” e vede nel Pd un “punto di riferimento”. In fondo furono i 5S a sostenerne le istanze quando, a inizio epidemia, il direttore generale Mantoan gli intimò di fermare il suo “esperimento” sugli asintomatici di rientro dall’Oriente. E non è un mistero che sia il centrosinistra che il Movimento gli abbiano proposto una candidatura al Senato. “Preferisco rimanere uno scienziato - si schernisce il diretto interessato - É così che mi sento più utile. Magari quando andrò in pensione ci penserò, ma mancano cinque anni”. Intanto però si intesta le vittorie di Zaia.

La sparata di Crisanti è esagerata non solo perché nega il sangue freddo di un governatore che, tra il board dell’Oms e uno scienziato appena arrivato dall’Imperial College, sceglie di sposare le idee di quest’ultimo. Ma anche perché non vede i meriti della macchina veneta nel suo insieme. E poi diciamolo: il Doge avrebbe vinto comunque. Magari non con il 78% dei voti. Magari non avrebbe sfiorato l’85% a Vo’ euganeo. Magari non avrebbe stracciato gli avversari. Ma Zaia avrebbe comunque conquistato il suo terzo mandato.

Crisanti o meno.

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