"Crisi globale, va affrontata da tutti"

Il vicepresidente Ue Antonio Tajani: "L'Occidente costruisca una politica comune o sarà il disastro"

"Crisi globale, va affrontata da tutti"

Roma - «L'emergenza immigrazione è globale e deve essere affrontata coinvolgendo Ue, Onu, Russia e Stati Uniti». Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo, è in Bulgaria per incontrare il primo ministro Bojko Borisov e discutere della crisi dei migranti e dei rifugiati, «la peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale».

Onorevole Tajani, cosa unisce Italia e Bulgaria rispetto all'emergenza immigrazione?

«La Bulgaria è una frontiera esterna e vive problemi simili ai nostri. Invoca una assunzione di responsabilità europea e chiede che i Paesi frontalieri non vengano lasciati soli».

Come si fa a costruire una politica europea sull'immigrazione?

«Tutti devono capire che o si costruisce una politica comune o si va verso il disastro. La Gran Bretagna fino a qualche tempo fa faceva orecchie da mercante, ora ha capito che l'onda rischia di abbattersi su tutti. Serve una politica estera e di difesa. L'Europa deve avere una strategia e tenere conto dell'emergenza che vivono i cristiani e i siriani. Non si possono mettere tutti sullo stesso piano nell'accoglienza».

Quando dice «politica di difesa» pensa a un intervento in Libia?

«Nessuno pensa di invadere la Libia, ma serve un colpo di reni dell'Occidente. Non possiamo rassegnarci alla violenza dell'Isis, alla strage dei cristiani, agli stupri sulle donne yazide. L'Europa rischia di dimenticare la sua identità. È con questo approccio, con il lavarsi le mani e voltare le spalle di fronte all'aggressione, che è arrivato il nazismo. Ma il problema non riguarda solo gli europei, è arrivato il momento che anche le istituzioni internazionali battano un colpo».

Pensa a un coinvolgimento dell'Onu?

«Certo, Onu, Stati Uniti, Russia e anche Cina perché il seme dell'instabilità può diffondersi ovunque. È arrivato il momento che Obama e Putin tornino a parlarsi e allentino anche la tensione sulla questione ucraina».

Quale potrebbe essere una iniziativa concreta da mettere in campo?

«Una azione, anche militare, contro i mercanti di morte e la creazione in Libia di campi profughi sotto l'egida Onu. Non si può trasformare il Mediterraneo in un cimitero di immigrati».

Il congresso del Ppe potrebbe dare corpo e sostanza a questa strategia?

«Sarà un passaggio fondamentale per convincere l'Europa a uscire dai propri egoismi».

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