Manila AlfanoIl destino triste dell'infanta Cristina di Spagna si compie a Palma di Maiorca. Lei e il marito, la corruzione, le accuse e il peso di un nome regale da portare addosso anche quando è più un intralcio che un privilegio, l'esilio forzato a Ginevra, lontano dagli occhi del suo popolo. Meglio non farsi vedere troppo in giro per le strade di Madrid, glielo ha fatto presente anche il fratello, il giovane e saggio re Felipe VI. È stato lui uno dei primi a giugno a invitarla vivamente a trasferirsi dopo averle tolto pure il titolo. Una presa di distanze per non lasciare dubbio alcuno, per non mischiarsi. Per rivendicare la differenza tra chi è diventato re e si sta dimostrando capace e brillante e chi invece è diventata la sorella da evitare, da non invitare perché la sua storia scotta. Ieri l'ennesima brutta notizia per lei. Il processo per lei ci sarà, a differenza di quello che pensavano e che fino alla fine hanno sperato i suoi legali, chiedendo al massimo una sanzione pecuniaria. E invece no. Niente da fare. Nonostante la stirpe, il sangue, la famiglia, il 9 febbraio la principessa si troverà sul banco degli imputati accanto al marito Inaki Undargarin per rispondere a una doppia accusa di frode fiscale, nel 2007 e nel 2008, per non aver dichiarato una serie di spese personali finanziate da una compagnia immobiliare del marito, un ex campione olimpico di pallamano finito in disgrazia. E ora Cristina, 50 anni, rischia fino ad otto anni di carcere. Come i comuni mortali.
La Casa reale intanto non cambia strategia e non si scompone; contattata dalla stampa spagnola, ha espresso il suo «assoluto rispetto dell'indipendenza del potere giudiziario» e il re, ricevendo la portavoce dell'alleanza Podemos-En-Marea, è apparso sorridente e cordiale e ha evitato di affrontare l'argomento. Come dire: siamo ormai due mondi lontani anni luce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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