Critiche in Europa sulla linea Draghi. Ma lui non arretra: "Va mantenuto questo vantaggio"

Il premier al Consiglio europeo: "Difendiamo il sistema sanitario". Alle fine i 27 invocano "sforzi coordinati" ma non c'è condanna.

Critiche in Europa sulla linea Draghi. Ma lui non arretra: "Va mantenuto questo vantaggio"

La premier di Svezia, Magdalena Andersson, difende la linea italiana senza nominare il nostro Paese: «È comprensibile che alcuni Stati prendano precauzioni ulteriori», in aggiunta al green pass europeo. Il primo ministro lussemburghese, Xavier Bettel, in linea con il belga Alexander De Croo e l'estone Karja Kallasattacca, va all'attacco e definisce invece un'idea «sbagliata» chiedere il tampone ai cittadini europei, anche se dotati di green pass: «Se diciamo che i tamponi sono più importanti dei vaccini, le persone non avranno più alcuna motivazione a vaccinarsi». Ma alla fine Mario Draghi non arretra di un passo e al Consiglio europeo di giovedì, a Bruxelles, ribadisce quel che aveva detto il giorno prima in Parlamento e difende l'obbligo di test anti-Covid introdotto per chi entra nel nostro Paese, anche se guarito o vaccinato, quindi provvisto di green pass. La restrizione è scattata ieri, con l'ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza e sarà in vigore fino al 31 gennaio.

Il premier ribadisce senza esitazioni la posizione dell'Italia che proprio in queste ore, anche grazie al modo in cui sta fronteggiando il Covid, è stata incoronata dall'Economist «Paese dell'anno 2021». Di fronte ai capi di Stato e di governo che nella prima parte del Consiglio Ue si interrogano sul coordinamento europeo nella lotta al Covid, il leader italiano spiega le ragioni delle nuove misure. Lo fa a modo suo, sfoderando i dati: 135mila persone morte in Italia a causa del Covid e la caduta del 9% del Pil. Poi Draghi passa ai dati positivi, in testa ai quali c'è il tasso di vaccinazione del nostro Paese: 83-85% di vaccinati e 500mila terze dosi, circostanze che hanno permesso fin qui all'Italia di tenere lontana la variante Omicron che avanza in tutto il continente, ma nel nostro Paese resta «per ora meno diffusa che in altri Stati membri». Le conseguenze sono evidenti: «Occorre mantenere questo vantaggio a protezione del nostro Sistema sanitario nazionale» sono le parole nette del Premier, che non intende cedere terreno al Covid adesso che l'Italia è il Paese più virtuoso d'Europa. D'altra parte anche Irlanda, Portogallo e Grecia stanno adottando la stessa precauzione. «Il coordinamento a livello Ue deve essere guidato dal principio di massima cautela», è la linea del nostro premier. Una linea che alla fine non viene ostacolata dal Consiglio europeo, anche perché decisa all'interno del quadro delle prerogative dei singoli Paesi, senza violare alcuna regola, come sottolinea la stessa Commissione. L'unica pecca che si può rimproverare all'Italia è di non aver dato comunicazione delle restrizioni, alla Commissione e agli Stati, nelle 48 precedenti la loro introduzione, come prevede il regolamento europeo in vigore dall'estate.

Il Consiglio europeo conclude alla fine con una formula sapiente che «sono necessari continui sforzi coordinati per rispondere agli sviluppi» della pandemia a livello europeo, in modo da assicurarsi «che qualsiasi restrizione sia basata su criteri obiettivi e che non mini il funzionamento del mercato unico o danneggi in misura sproporzionata la libera circolazione tra gli Stati o i viaggi nella Ue». Ma «l'approccio coordinato» non comporta che le restrizioni di viaggio debbano essere coordinate con altri Stati, liberi di muoversi in base alle loro specificità ed emergenze nazionali di fronte al virus. Italia totalmente scagionata, dunque.

Con i 27 che ricordano inoltre la necessità di procedere rapidamente con la terza vaccinazione, «anche fronteggiando la disinformazione», visto che in 9 Paesi il tasso di vaccinazione è inferiore al 60%. Quanto alla necessità di «coordinarsi» e «allinearsi», la Commissione, sollecitata dai leader, emanerà un nuovo atto per uniformare la durata del green pass.

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