Elezioni politiche 2022

Le crociate del dem Emiliano contro il tubo che porta il gas

Il governatore pugliese s'è sempre battuto contro il Tap e ha accusato Calenda e Renzi: "Schiavi delle lobby"

Le crociate del dem Emiliano contro il tubo che porta il gas

Il 25 maggio 2015 l’allora governo Renzi firmò il decreto di autorizzazione unica del metanodotto di interconnessione Trans Adriatic Pipeline (Tap), al fine di consentire l'apertura di una nuova rotta di approvvigionamento di gas prodotto nell'area del Caspio in Italia e in Europa.

Da quel momento iniziò la guerra delle comunità locali, tutte guidate dalla sinistra.

Michele Emiliano, all’epoca ancora iscritto al Pd prima che Csm e Corte Costituzionale glielo vietassero in quanto pm, fece subito ricorso al Tar appellandosi al non rispetto della direttiva Seveso su incidenti rilevanti, e impugnando il decreto del governo che non aveva tenuto conto del parere della Regione.

Il Tar rigetto è il governatore si appellò al Consiglio di Stato. I giudici lo respinsero confermando erano state vagliate tutte le possibili ipotesi di approdo e che quella di San Foca era la scelta migliore dopo una completa analisi delle possibili alternative (ben undici). Inoltre fu escluso che l’opera dovesse essere assoggettata alla cosiddetta “direttiva Seveso” ed è stato riconosciuto l’avvenuto rispetto del principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato nella procedura di superamento del dissenso espresso dalla Regione alla realizzazione dell’opera. Non contento Emiliano fece ricorso alla Corte Costituzionale che dichiarò inammissibile il conflitto di attribuzioni.

Emiliano partì a Roma con tutti i sindaci del Pd del Salento a manifestare sotto il governo con la bandiera NoTap: “Questa sentenza viola il Principio internazionale dell’autodeterminazione dei popoli - commentò il governatore all’esito della Consulta – Stanno consentendo la realizzazione di un’opera privata, priva dell’intesa tra Stato e Regione, contro la volontà delle popolazioni che non accettano, giustamente, l’approdo del gasdotto sotto una delle più belle spiagge del Salento in pieno sviluppo economico”.

Secondo Emiliano quella di Melendugno era una “spiaggia esotica” e Renzi e Calenda, “schiavi della lobby del gas”, stavano distruggendo il turismo. Poi a questa scusa negli anni Emiliano, con i nuovi alleati 5 stelle e Fratoianni, aggiungerà il rischio incidenti, il fatto che il Tap avrebbe fatto aumentare i tumori e la distruzione degli ulivi. Secondo Sabina Guzzanti la Xylella fu inventata apposta per distruggere gli ulivi nel cantiere. Secondo loro per far passare un gasdotto di 8 chilometri e spostare 200 alberi ci sarebbe stato un complotto internazionale che ha portato al disseccamento di 21 milioni di ulivi.

E cosi iniziarono i ricorsi e le contestazioni contro gli espianti. Il Tar anche questa volta rigettò il ricorso di Emiliano, e nella sentenza rilevò inoltre che due articolazioni della stessa Regione Puglia avevano già concesso alla società Tap l’autorizzazione all’espianto delle 211 piante di ulivo. La stessa Regione quindi aveva già di fatto autorizzato l'oggetto della contesa, cosa che Emiliano forse non sapeva: non parla con gli uffici da lui guidati, ma pretende di comandare quelli di Roma.

A quel punto i sindaci di sinistra di tutto il Salento, guidati dal presidente della provincia Minerva (Pd), occuparono il cantiere dormendo in macchina di notte. Il giorno dopo all’arrivo dei militari i NoTap scatenarono tafferugli e violenze con lancio di pietre verso gli operai operai e militari, che portano alla condanna in primo grado per violenze a 67 attivisti. Il cantiere fu militarizzato e solo così si riuscirono a fare i lavori mentre Emiliano, sostenendo gli ricordasse Auschwitz, iniziò a rivolgersi alla magistratura penale, che anni dopo archiviò.

A quel punto il governatore chiese al governo di fare una nuova legge ad hoc per imporre la Seveso: “Prima il governo la fa meglio è, se qualcuno aspetta che mi fermi se lo deve scordare. Che direbbero se i loro figli dormissero sopra un gasdotto? Non vorremo che fra vent’anni ci sia un documentario in cui dopo un incidente in cui conteremo migliaia di morti qualcuno dica che non abbiamo fatto niente”.

Ovviamente in questa lotta di Emiliano contro il gas di Tap nulla c’entra il fatto che lui sia sempre stato amico di Putin e del patriarca russo Kirill, e che solo due anni fa chiedeva al governo di abolire le sanzioni alla Russia.

Alla vigilia dell’inaugurazione, in campagna elettorale per le Regionali, Emiliano - sempre parlando di Calenda e Renzi che gli avevano candidato contro Scalfarotto - disse: “Qualcuno ha avuto il compito in questa campagna elettorale di impedire che in Puglia arrivi gas per far andare Ilva a idrogeno. Ora hanno fatto Tap ma dall’Azerbaijan il gas è finito, quindi da Tap non arriverà nulla”.

E invece il Tap è funzionante, porta 8 miliardi di metri cubi di gas azero in Italia ed è pronto a raddoppiare, mentre la spiaggia di Melendugno è bandiera blu. Quindi ora la versione di Emiliano è diventata: “Il tap esiste ed è in funzione quindi se stiamo ancora in questa situazione vuol dire che non è stato sufficiente”. Insomma, tanto valeva non farlo. Anche se oggi abbiamo sia gas che turismo.

In tutto questo, mentre il presidente della Basilicata Vito Bardi usa le compensazioni delle estrazioni per da il gas gratis a tutti i lucani, la Regione Puglia ha rifiutato di sedersi al tavolo con Tap non accettando i 50 milioni messi a disposizione dal consorzio per le compensazioni. Il territorio pugliese da Tap non prende nulla, impedendo di rispettare il decreto autorizzativo del 2015 che imponeva “in accordo con gli enti territoriali, le opportune misure per massimizzare le ricadute positive sull'economia del territorio e sulle attività locali”.

E quando Tap ha proposto corsi di formazione e lavoro ai ragazzi pugliesi, Emiliano ha detto: “Mi auguro che nessun giovane salentino aderisca tradendo la sua terra, e che nessun operatore turistico intenda assumere coloro che parteciperanno a questi corsi”. La disoccupazione giovanile in Puglia è al 39%, 10 punti più della media nazionale.

E il Pd continua a candidarlo, appoggiarlo e portare tutti i suoi lacchè in Parlamento.

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