Roma«Non c'è più inflazione in Italia ma, anzi, c'è rischio di deflazione». Il governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso di una commemorazione dell'economista Ezio Tarantelli (assassinato 30 anni fa dalle Brigate Rosse), ha rimarcato la difficile situazione strutturale del nostro Paese. Non è tanto un riferimento al preoccupante -0,1% registrato dall'indice dei prezzi in febbraio, ma a qualcosa di più radicale. I problemi dell'Italia, ha aggiunto, «non sono tanto distanti» da quelli degli anni '80, ma «oggi, invece di vederli nell'alta inflazione, li vediamo in tassi crescita del Pil regolarmente molto bassi». Le cause enumerate dal governatore non rappresentano una novità: la bassa concorrenza, i servizi inadeguati, la corruzione.
È, tuttavia, singolare come le parole del numero uno di Palazzo Koch seguano la stessa falsariga del suo predecessore Mario Draghi, presidente della Bce, che giovedì in un'audizione alla Camera aveva messo in evidenza come sia fondamentale correggere la scarsa attitudine riformista dell'Italia. Confindustria, ieri, l'ha messa giù pesante: «Con il quantitative easing della Bce e il calo del prezzo del petrolio abbiamo vinto alla lotteria, ma non possiamo sederci perché non siamo guariti dalla malattia della crescita lenta», di cui la deflazione temuta da Visco è una conseguenza e al tempo stesso una causa.
Anche l'Istat ha certificato che il quadro macroeconomico è ben lungi dall'essere migliorato. In gennaio il fatturato dell'industria è calato del 2,5% su base annua, mentre gli ordini hanno subito una flessione tendenziale del 5,5 per cento. Tanto la Cisl quanto la Uil hanno reclamato maggiore attenzione al potere d'acquisto delle famiglie sulla base dell'assunto che se le imprese vedono i ricavi calare, è perché il potere d'acquisto delle famiglie (nonostante il bonus da 80 euro) è ancora troppo basso. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha imputato la dèbâcle alla mancanza di «un vero disegno di rilancio industriale», ma il discorso è ancora più complesso.
Ed è alle parole di Draghi che bisogna tornare. «L'Italia, come altri, ha consolidato i propri conti aumentando le tasse e tagliando gli investimenti pubblici, mentre la spesa corrente continua ad aumentare», aveva detto il numero uno dell'Eurotower.
Politiche monetarie espansive servono a poco senza riforme strutturali. Visco e Draghi lo hanno rammentato. Ezio Tarantelli, ricordato dal governatore, aveva proposto di svincolare le retribuzioni dall'inflazione, fermandone l'impennata. Servirebbe un gesto analogo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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