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Crollo sulla Milano-Lecco Per Anas e Provincia «quel ponte è di nessuno»

Nessuno dei due Enti riconosce la proprietà sul viadotto crollato sopra la Milano-Lecco

Andrea Acquarone

Nel giorno dello scandalo e della vergogna, è un miracolo che si contino «appena» un morto e cinque feriti.

Eppure allo scandalo di questo irresponsabile Paese, in cui anche nella ricca Brianza può crollare un ponte in una affollata, tiepida, giornata autunnale, si aggiunge l'oscenità dello scaricabarile. Mentre i soccorritori nella notte ancora cercavano di recuperare i resti di Claudio Bertini, insegnante di ginnastica in pensione, 68 anni, stritolato sotto il cemento nella sua Audi, ecco che già si assisteva allo scarico della responsabilità. Anas da una parte, Provincia di Lecco dall'altra, nel mezzo anche la Polizia stradale, intervenuta prima della tragedia ma poi dirottata su un altro intervento.

Quel maledetto cavalcavia sopra la Statale 39 avrebbe dovuto essere chiuso. E probabilmente non solo tre ore e mezza prima. Ma da chi? Ecco la risposta alla quale dovranno rispondere due inchieste, quella della Procura di Lecco e quella parallela voluta dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio.

Erano le 13.30, quando è scattato l'allarme. Stavano cedendo i primi pezzi, il capocantoniere dell'Anas Tindaro Sauta, chiamato sul posto dalla centrale operativa, aveva avvisato immediatamente i superiori segnalando crollo di calcinacci dal ponte numero 17. Guarda caso, era anche un venerdì... Da quel momento, il caos. Un labirinto di esasperanti lentezze, la burocrazia che in questa Italia immemore, tutto impantana e rimpalla, e nella quale, come in un canovaccio kafkiano, si perde la «ragione». Un via vai di tecnici, funzionari, l'equipaggio della polizia che «abbandona» il posto, camion e auto lasciati passare ad Annone, lungo la provinciale 49 che in quel punto scavalca la Milano-Lecco. Fino alle 17.20, l'ora del disastro. Un Tir, imbottito di 108 tonnellate d'acciaio, di fatto un trasporto eccezionale (a quanto pare non autorizzato) che sotto il suo peso sfascia quei 70 metri appesi sul «marcio». Precipitando sulla strada sottostante, sempre trafficatissima. Il caso ha evitato un tributo ben più pesante.

Troppo tardi ascoltare adesso l'ex sindaco di Annone, Carlo Colombo. «Già 10 anni fa, stanchi dei troppi mesi di chiusura del ponte, io il mio collega di Suello, Giuseppe Mauri, chiedemmo un incontro all'Anas per sollecitare la risoluzione del problema. Ci recammo a Milano e tra le soluzioni proposte, caldeggiammo la demolizione del ponte e la ricostruzione dello stesso sul modello di quello nuovo di Bosisio. Ci fu risposto in modo poco simpatico che non era compito nostro occuparci di queste cose e che noi, non essendo tecnici, dovevamo solo pensare a fare bene il sindaco».

Anas, oggi prova a cautelarsi. Comunicando davanti a taccuini e microfoni- attraverso il dirigente della Lombardia Giuseppe Ferrara- che l'ente «non ha in gestione la viabilità sulla strada provinciale SP49» ma si occupa semplicemente «della manutenzione del manto stradale». E aggiungendo di aver chiesto ripetutamente alla Provincia di chiudere il viadotto.

Dalla provincia di Lecco che - sempre stando alla versione di Anas - avrebbe preteso un'ordinanza formale prima di sbarrare la strada - fanno sapere invece che la ricostruzione di Anas «non collima con le informazioni sull'accaduto» e soprattutto si sostiene che la proprietà del ponte non sia propria. Insomma battuta e risposta. Angelo Valsecchi dirigente del settore Viabilità, arrivato sul luogo dell'incidente, tenta lo «smash»: «Il manufatto ovvero il ponte è di proprietà Anas. È vero, abbiamo avuto una comunicazione da parte loro, ma non ci hanno descritto quello che in termini così forti e di emergenza ha comunicato la stessa Anas nella sua nota stampa diramata subito dopo il crollo». Per concludere: «Questo, a nostro modo di vedere, ha determinato magari qualche altra discrasia. Comunque la Statale 36 è di esclusiva competenza Anas che poteva anche chiuderla alla circolazione in attesa di eventuali e ulteriori valutazioni».

Non finisce qui.

Un esperto del settore suggerisce che il crollo sia dovuto «all'usura dell'armatura del calcestruzzo, dovuta in buona parte all'utilizzo del sale per sciogliere il ghiaccio nei periodi invernali». Quasi a dire: colpa di tutti e di nessuno.

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