Elena Barlozzari
Roma I «talebani», i distruttori, sono arrivati. A cavallo di una ruspa, col casco giallo in testa e le scarpe antinfortunistiche ai piedi. Se ti avvicini e provi a domandare, ti risponderanno: «Noi con i giornalisti non parliamo». La demolizione del villino di via Ticino 3 procede. Per raggiungere il cantiere bisogna attraversare il cuore del quartiere Coppedè. Arrivando da via Tagliamento, passando sotto l'arco di piazza Mincio, con la Fontana delle Rane alle spalle, giù per via Brenta. Tra villini delle fate e palazzi degli ambasciatori, si apre una ferita. Grande come il cantiere dove sorgerà un edificio moderno. Sette loft extra lusso, quindici box auto e sette cantine, al posto di un ex convento dismesso e rilevato dalla NS Costruzioni. «Un progetto mostruoso» secondo il critico d'arte Vittorio Sgarbi. Il blog «Roma fa Schifo» la definisce «una palazzina che sarebbe sgradevole sul lungomare di Torvajanica». Ma sul web è già possibile «accaparrarsi» gli appartamenti progettati dall'archistar Alessandro Ridolfi, presidente dell'ordine degli architetti di Roma. E a nulla sono valse le mobilitazioni per salvare l'edificio. L'assessorato all'Urbanistica di Roma Capitale ha risposto che «la palazzina in questione non riveste interesse artistico e storico». Questo perché, fa notare il consigliere capitolino di Fratelli d'Italia Maurizio Politi, «il villino è del 1930 ma, dopo vent'anni, è stato oggetto di interventi di sopraelevazione». Insomma, se si fa valere la data dell'ultima modifica, allora, si spiega perché l'ex convento non è né vincolato, né inserito nella Carta della Qualità. Un errore grossolano, oppure, come sostiene qualcuno «le carte sono state truccate». Su questo indagherà la Procura, dopo che l'associazione Italia Nostra ha presentato un esposto firmato anche da Sgarbi. Nel frattempo, però, le ruspe sono improvvisamente entrate in azione. In fretta e furia, proprio quando dagli archivi erano emersi i progetti originari dell'edificio. Il modo sbrigativo delle operazioni di demolizione non è passato inosservato ai residenti. Alcuni di loro, oggi, si fermano atterriti davanti al villino semi-sventrato.
«Le transenne c'erano già da qualche mese ma spiegano pensavamo che avrebbero ristrutturato e non distrutto». Nella villetta che fu del tenore Beniamino Gigli, proprio accanto, due mattine fa si è sentito un «gran frastuono». I «talebani» sono arrivati senza bussare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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