Mors tua, vita mea. Mors futura probabile, se vince il Sì, per il Cnel, nuova vita probabile, dal punto di vista logistico, per il Csm. È tifo da stadio, a Palazzo de' Marescialli, per la vittoria renziana al referendum del 4 dicembre. E questa volta schieramento politico e toghe rosse non c'entrano affatto. Il tifo per il Sì degli inquilini di Palazzo deìMarescialli, infatti, è legato a interessi squisitamente pratici e logistici. Succede infatti che, se la riforma passerà, il Cnel chiuderà i battenti di Villa Lubin. E succede anche che il Csm voglia traslocare, sentenze e impiegati al seguito, proprio in quella prestigiosissima dimora, a due passi da piazza del Popolo dove ci sarebbe spazio sufficiente per uffici e dipendenti, e anche una bella sala congressi.
La strada per questo trasloco appeso al risultato del referendum si sta spianando già dallo scorso anno. Il numero 2 del Csm, Giovanni Legnini, ne ha già parlato col numero 1 del Csm, il capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha dato l'ok. Adesso il destino edilizio del Csm è nelle mani degli italiani: se al referendum sarà il Sì a vincere, saranno espletati gli ulteriori passaggi: l'analisi degli studi di fattibilità del trasloco e dopo il via libera del plenum si andrà avanti. Intanto il Csm si è portato avanti.
E in bilancio ha già creato una voce ad hoc per il trasferimento di sede, che potrà essere riempita con gli oltre 21 milioni di euro risparmiati. Sulla pelle di chi? Dei precari, calcola «#Truenumbers». Ubi maior, precari beh, pazienza. Mica si potevano tagliare gli stipendi dei consiglieri.
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