Il messaggio è chiaro: «Ve ne dovete andare». Ieri i quattro membri del Consiglio superiore della magistratura disperatamente aggrappati alla poltrona nonostante il coinvolgimento nello scandalo delle nomine pilotate ieri vengono convocati da David Ermini, vicepresidente del Csm. L'autosospensione dall'attività (ma non dallo stipendio) decisa dai quattro consiglieri è considerata del tutto insufficiente da buona parte dei loro colleghi, a partire dai vertici dell'Anm. I quattro - Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Corrado Cantoni e Paolo Criscuoli - non mollano. Ma adesso a chiederglielo è il Quirinale, di cui Ermini fa in questo momento da portavoce.
«Nel rispetto delle garanzie, l'invito rivolto è stato quello di prendere celermente una decisione, facendo appello alla massima responsabilità istituzionale. I togati autosospesi hanno detto che prenderanno una decisione in tempi brevi», dice il comunicato finale. La «decisione» di cui si parla sono ovviamente le dimissioni. Di fatto, il diktat notificato ieri mette i quattro davanti ad una scelta secca: arrendersi, lasciando l'incarico anche se si considerano vittime di una «caccia alle streghe»; o resistere, rischiando di innescare un meccanismo tellurico non solo per il Csm ma per l'intera magistratura. Perché davanti al marcio che è emerso e soprattutto a quello che deve ancora emergere, Sergio Mattarella potrebbe arrivare a scegliere di azzerare l'intero Consiglio superiore. Formalmente non è nelle sue prerogative, ma è chiaro che se dal Colle arrivasse un invito a tutti i membri del Csm a dimettersi nell'interesse del paese, nessuno potrebbe dire di no. Si tratterebbe di un trauma senza precedenti - neanche Francesco Cossiga, che di tutti i presidenti della Repubblica fu l'unico a entrare in rotta di collisione con l'organo di autogoverno dei giudici, arrivò mai a tanto - ma Mattarella potrebbe trovarsi a non avere altra scelta.
Che nuove ondate di rivelazioni siano prima o poi in arrivo è dato ormai per scontato. L'europarlamentare del Pd Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia, in un'intervista a Repubblica ha previsto che «la lettura delle intercettazioni sarà devastante». A convincere Mattarella della necessità di un intervento «chirurgico» contribuisce anche il trattamento che lo stesso Presidente ha ricevuto nel momento cruciale di attività della lobby, ovvero la nomina del nuovo procuratore di Roma. Davanti alla delicatezza della scelta, Mattarella - attraverso il suo ufficiale di collegamento con il Csm, Stefano Erbani - aveva chiesto che tutti i candidati venissero convocati e ascoltati. La commissione del Csm se ne fregò e votò la candidatura di Marcello Viola senza nessuna audizione. Uno sgarbo istituzionale senza precedenti.
Ma il pressing di Mattarella per le dimissioni va a
sbattere contro Magistratura Indipendente, la corrente di tre dei quattro autosospesi, che chiede anzi il loro rientro in servizio: unica raccomandazione, d'ora in poi non parlare più con i politici. Forse è un po' tardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.