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"Culto di se stesso ridicolo". Epurato prof che criticava Xi

Il docente universitario Xu Zhangrun denunciava il regime in un saggio on line. Adesso sarà "rieducato"

"Culto di se stesso ridicolo". Epurato prof che criticava Xi

Pochi giorni fa, durante i suoi incontri ufficiali a Roma dove si è parlato soprattutto di affari, Xi Jinping aveva promesso che il tema dei diritti umani in Cina avrebbe potuto essere oggetto di discussione. Una frase buttata lì senza convinzione, anche perché il presidente cinese non aveva convenienza a replicare, come invece aveva fatto in altre circostanze, che non sono gradite intromissioni straniere nelle scelte sovrane del governo di Pechino in tema di politica interna.

Sono trascorsi, appunto, pochi giorni, ed ecco arrivata la conferma (l'ennesima in verità, ma di questo argomento si parla poco e a molti qui in Italia semplicemente non interessa) che la Cina altro non è che una dittatura comunista, dove esprimere libero pensiero in contrasto con la linea del governo può costare molto caro.

A farne le spese, questa volta, è stato un professore universitario che aveva avuto il coraggio è il caso di sottolinearlo di criticare pubblicamente Xi Jinping. «I cittadini del nostro Paese, inclusa l'elite burocratica al completo aveva scritto in un saggio pubblicato online alcuni mesi fa Xu Zhangrun, 56enne docente di Legge al prestigioso ateneo Tsinghua sono profondamente smarriti e sempre più preoccupati per la direzione che sta prendendo la Cina e per la loro stessa sicurezza personale». Xu proseguiva denunciando l'esistenza di «un certo livello di panico nella società» e ne indicava il responsabile proprio nel presidente cinese, che con la sua politica neo maoista stava incoraggiando il «ridicolo culto della sua personalità» e costruendosi un regime su misura dopo aver fatto abolire la legge che imponeva dei limiti temporali ai mandati presidenziali. Tanto sarebbe bastato a provocare una reazione repressiva nei suoi confronti, ma Xu aveva scelto di andare oltre, chiedendo che a ormai trent'anni dalla strage di Tienanmen l'atteggiamento ufficiale di condanna nei confronti della protesta studentesca pro democrazia schiacciata nel sangue il 4 giugno 1989 venisse riconsiderato.

Dopo alcuni mesi di «inchiesta» Xu Zhangrun è stato allontanato dalla cattedra universitaria e dal suo lavoro di ricercatore. Il professore, del resto, non poteva non sapere che attaccando personalmente Xi Jinping si sarebbe esposto a rischi molto seri. Anzitutto perché l'attuale presidente è apertamente ostile a ogni tipo di apertura ideologica in Cina e impone invece una politica di severe limitazioni della libertà di espressione per rafforzare il regime, in perfetto stile maoista. Poi perché la rivolta di Tienanmen partì proprio dalle università: e la prima cosa che fece Xi quando divenne presidente fu proibire la discussione nei campus su temi quali la libertà di stampa, la società civile e soprattutto gli errori commessi nel passato dall'onnipotente Partito: tutti temi che devono essere gestiti solo dall'elite al potere. Anche Xu deve imparare a piegarsi e tacere, e certamente ora verrà «rieducato» in tal senso.

Nell'ipocrita disinteresse italiano e occidentale.

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