Coronavirus

D'accordo i divieti, ma abituiamoci alla paura

n questa pandemia serve la paura, non il coraggio. Partecipare a un Covid party è da stupidi, non da coraggiosi.

In questa pandemia serve la paura, non il coraggio. Partecipare a un Covid party è da stupidi, non da coraggiosi. A scendere, c'è poco da negare o anche solo ignorare che il virus ci sia e ci sarà. Le indagini scientifiche indicano una penetrazione intorno al 5/6%, con una mortalità dei contagiati intorno all'1%. In primavera ci siamo chiusi in casa per evitare l'implosione degli ospedali e scongiurare altre decine di migliaia di morti. È stata la parte facile. Costosissima, ma facile. Ora il gioco è più difficile: andare in giro evitando il contagio. L'idea diffusa è stata di mantenere alcuni divieti e obblighi. Misure anche giuste, ma fraintese. Infatti, i contagi risalgono e non potrebbe essere altrimenti. Così, si adottano qua e là nuove restrizioni e altre si prospettano, come l'obbligo di mascherina all'aperto e possibili chiusure di discoteche et similia. Funzioneranno? Certo che sì. Saranno risolutive? Certo che no. Sentirsi al sicuro per strada e a rischio nei luoghi chiusi non corrisponde alla realtà. Non ci sono luoghi sicuri opposti a luoghi a rischio. Dare semafori verdi e rossi è semplicistico e non risolutivo. Seguire le regole dà una sensazione di protezione, ma non necessariamente tiene al riparo dal contagio. È la paura a scongiurare il contagio, più che l'osservanza. I divieti sono vissuti come protezione contro il contagio, ma non lo sono. Anzi, questo infondato senso di sicurezza ci espone. Ad esempio, è vietato entrare in un negozio senza mascherina, prendere una cosa dallo scaffale e pagare senza dire una parola o sussurrando a distanza con la mano davanti. All'opposto, è consentito passeggiare senza mascherina tra la folla dove tutti parlano ad alta voce. Delle due, quale mi espone di più alla possibile trasmissione del virus? Non si tratta di abbassare i divieti, tantomeno di contrastarli invocando la libertà individuale, con temerarietà da bullo di paese. È solo che affidarsi unicamente ai divieti non protegge dal contagio, a meno di non tornare al lockdown. Il contagio si evita riducendo i rischi di trasmissione da persona a persona, non adottando comportamenti inutilmente restrittivi. Guidare da soli con la mascherina è utile quanto fasciarsi un ginocchio. No, può darsi che sia un gioco, ma certamente non si vince con una raccolta punti. Entrare in un negozio con la mascherina protegge solo se c'è gente e parliamo. Andare in giro all'aperto senza si può fare in sicurezza, ma solo se siamo distanti dagli altri. Dobbiamo avere paura dell'altro ed evitare che ci parli da vicino, al chiuso come all'aperto. Serve valutare caso per caso se siamo esposti e proteggerci, divieto o non divieto. Solo così, con un po' di sana paura potremo vivere riducendo al minimo i contagi. La paura tiene desta l'attenzione: è una cosa utile, da persone intelligenti, non deboli. Chi la ignora non è coraggioso, solo stupido. Senza la paura correremo più rischi mentre aumenteremo le restrizioni.

Chi vuole più libertà la paura la usa, non la ignora.

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