Dagli Usa bombe in Siria. Razzi sull'Egitto

Blitz americano contro i filo-iraniani: "Legittima difesa". Lanci dallo Yemen su Taba: 6 feriti

Dagli Usa bombe in Siria. Razzi sull'Egitto
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Gli Usa non ci stanno e rispondono con la stessa moneta. Si tratta di azioni di legittima difesa: questa la motivazione scelta dalla Casa Bianca per giustificare gli attacchi contro gruppi filo-iraniani in Siria da parte di caccia statunitensi. Parole che John Kirby, speaker per le comunicazioni strategiche, ha depositato presso il Consiglio per la sicurezza nazionale per sgomberare il campo da altro. «Si è trattato di legittima difesa, dopo che le nostre truppe in Iraq e in Siria sono state attaccate più volte con missili e droni da parte di gruppi e organizzazioni affiliate all'Iran», ha spiegato. Anche secondo il segretario alla Difesa Lloyd Austin gli attacchi sono stati una risposta ai recenti attacchi alle basi statunitensi in Iraq e Siria da parte di gruppi di milizie appoggiate dall'Iran. Gli attacchi americani sono stati «separati e distinti dal conflitto in corso tra Israele e Hamas», ha affermato mentre l'Iran non ha commentato.

Ma da chi era partito l'attacco? Le milizie che sono legate a doppia mandata all'Iran sono connesse strutturalmente alla Forza al-Quds dei Pasdaran e ai Guardiani della Rivoluzione iraniana. Soggetti che, all'indomani dell'efferato attacco da parte di Hamas dello scorso 7 ottobre, si sono concentrati proprio sulle basi logistiche statunitensi in loco, accomunate da una stessa matrice ideologica. Nello specifico ci sono quasi mille soldati Usa in Siria e 2.500 in Iraq, messi nel mirino delle milizie che possono però contare anche su altri alleati. È il caso di Alwiyat al-Waad al-Haq (Awh), a loro volta legati alla milizia irachena Kataib Hezbollah (Kh) e che sarebbe controllata direttamente dalle Forze al-Quds delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche di Teheran. Un puzzle di alleanze e partnership che hanno come unico obiettivo Israele e i suoi alleati: per questa ragione la novità delle ultime ore risiede proprio nell'individuazione di obiettivi spiccatamente Usa anche in Emirati Arabi Uniti e Kuwait.

A sganciare i missili sono stati due F-16 che hanno centrato aree di stoccaggio di armi e munizioni collegate ai miliziani allineati con l'Iran, nessun civile al momento risulta coinvolto. Un anno fa, nell'agosto del 2022, era stato il gruppo vicino ai Pasdaran, Tashkil al-Waritheen, a tentare un attacco poi fallito contro le strutture militari statunitensi presso la base aerea Ali al-Salem del Kuwait utilizzando un drone iraniano. Appare evidente che la minaccia alla sicurezza del Golfo è un elemento che si lega alla guerra a Gaza con interconnessioni complesse e articolate.

Secondo Austin questi attacchi sostenuti dall'Iran contro le forze americane «sono inaccettabili e devono finire, se continueranno, non esiteremo a prendere ulteriori misure necessarie per proteggere il nostro popolo».

Novità poi emergono sulla paternità del missile che ha colpito la città egiziana di Taba, lanciato «dall'area del Mar Rosso», come riferito da Daniel Hagari, portavoce delle Forze di

difesa israeliane dalle colonne del Times of Israel. Di conseguenza Tel Aviv sta rafforzando il coordinamento con Washington e Il Cairo per disinnescare altri attacchi che potrebbero arrivare dai territori del Mar Rosso.

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