Roma - Il vecchio che avanza (nel senso di «è stato messo da parte») si era dato convegno a Nembro, in provincia di Bergamo, per organizzare un singolare comitato d'accoglienza per il premier Matteo Renzi. Invitato dalla locale Confindustria, il presidente del Consiglio ha trovato ad attenderlo circa 200 operai e manifestanti della Fiom-Cgil, dei Cobas e di Rifondazione Comunista che schiamazzavano contro l'abolizione dell'articolo 18 e contro la precarizzazione del lavoro urlando «Renzi in fonderia». Ovviamente, anche l'alluvione genovese è stata usata come pretesto per criticare l'ex sindaco di Firenze. Alle auto degli imprenditori che si affollavano presso i capannoni della Persico è andata peggio con lanci di uova, farina e ortaggi. Lo spettacolo è stato replicato in serata anche agli stabilimenti Tenaris di Dalmine.
La particolarità della contestazione, però, non è solo il coagularsi di sacche di dissenso nei confronti di un premier che, comunque, evidenzia ancora indici di gradimento elevati. Per organizzare i picchetti, infatti, il sindacato ha dovuto indire scioperi presso la stessa Tenaris e, tra gli altri, anche alla Brembo dell'ex vicepresidente di Confindustria Bombassei e alla Abb. Astenersi dal lavoro per contestare le riforme del mercato del lavoro suona, al giorno d'oggi, come una prassi riesumata dal Paleolitico delle relazioni industriali.
E probabilmente questi rigurgiti di vetero-operaismo non scalfiscono di un millimetro le granitiche convinzioni del premier che ieri ha sparato la solita raffica di annunci sull'abbassamento della pressione fiscale sul lavoro, portandosi già oltre le rimostranze cigielline. Quasi sicuramente Palazzo Chigi sarà molto più preoccupato dei feedback , cioè dei riscontri che da circa un mese giungono ai messaggi inviati sui social network dal presidente del Consiglio. La reputazione (o reputescion , come si usa chiamarla italianizzando il termine inglese) del premier sembra perdere colpi. Nei 40 giorni che vanno dal primo settembre all'otto di ottobre, l'89% dei tweet più retwittati sul premier ha carattere negativo, l'11% è neutro e nessun commento è positivo. È quanto emerge dai dati WebPolitics , osservatorio sui personaggi politici online realizzato da Reputation Manager.
Nel periodo considerato ci sono stati 188.916 «cinguettii» su Renzi, e gli argomenti più negativi associati al suo nome nei tweet sono #pd (in 16.378 tweet), #articolo18 (8.930) e #M5S (8.615). Seguono #Berlusconi (6.947) e #JobsAct (4.331) tallonati da #millegiorni (4.321) e #chetempochefa (4.312). In pratica, il pubblico dei social non ha gradito né l'eliminazione dell'articolo 18 né, tantomeno, l'azzeramento della minoranza interna durante la tumultuosa direzione del Partito democratico. Il fatto che gli sia associato Silvio Berlusconi significa che la percezione dei twitteriani è ancora legata allo schema «destra-sinistra» e non è pronta a un'intesa su una riforma così decisiva. Tant'è vero che rispetto ad agosto è calato anche l'indice di retweet (cioè il reinvio diretto dei suoi messaggi da parte dei seguaci di Renzi), sceso da una media di 13.717 a 5.449.
Insomma, la cross-medialità sta diventando un boomerang, conclude WebPolitics , visto che tweet molto critici sull'onnipresenza (come questo: «Il #premier che affronta le questioni del Paese via #twitter è come il medico che opera con l'allegro chirurgo #Renzi») ricevono sempre più condivisioni. Stilettate che fanno più male delle uova della Fiom.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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