Dai radicali alle "figurine" Sala nei guai imbarca tutti

Dopo la Bonino e il dj Linus, Mr. Expo a caccia di consensi pur di avere una chance contro Parisi

Dai radicali alle "figurine" Sala nei guai imbarca tutti

I Radicali e i cattolici, l'ex pm e l'avvocato, Celentano e il dj Linus. Beppe Sala le sta provando davvero tutte per battere Stefano Parisi. Domenica sera, per indossare la fascia di sindaco di Milano, si deve arrivare al fatidico 50%. E il candidato di centrosinistra ha scelto di provarci aggiungendo un pezzo per volta, un punto al giorno.

Si sbraccia a sinistra, Sala, per mettere le mani sul gruzzoletto percentuale di Basilio Rizzo. E spera che Rifondazione comunista e compagnia bella si mobilitino contro un fantomatico pericolo «delle destre». Poi si presenta in conferenza stampa col radicale Marco Cappato, e parla di un'intesa alla luce del sole su diritti civili, ambiente e democrazia partecipata. Un'intesa evidentemente più forte delle critiche che i Radicali hanno sollevato sul suo conflitto di interessi (per la nomina in Cassa depositi e prestiti) e più forte anche del ricorso che i pannelliani hanno presentato (e mai ritirato) contro la sua eleggibilità a sindaco per il caso dell'incarico in Expo. Intanto Sala annuncia che lavoreranno con lui l'ex ministro Emma Bonino, il direttore di Radio Dj Linus e l'ex candidato governatore Umberto Ambrosoli. E arriva l'apprezzamento del politicamente ondivago Adriano Celentano. E Parisi risponde auspicando una collaborazione col cantautore-scrittore Enrico Ruggeri, amato trasversalmente. Ma la sua caccia al vip finisce qui: Sala sta ricevendo molti endorsement da vip, commenta il candidato del centrodestra, «noi abbiamo l'endorsement della gente, del popolo e così si vincono le elezioni».

Sala in effetti non si ferma un momento. Poche ore dopo l'incontro coi Radicali compare un appello di esponenti più o meno noti in città, nell'area cattolica di sinistra. C'è grande agitazione a sinistra. Basterà? In città tira aria di lotta all'ultimo voto. E dopo la nottataccia di domenica, quando Sala ha scoperto di aver pareggiato, nel centrosinistra si ostenta nuovamente sicurezza, ma la sensazione è che si voglia nascondere la paura di un flop che sarebbe esiziale. Il primo turno è finito 41,7 a 40,8, con meno di 5mila voti di scarto. E al ballottaggio cosa faranno quei 100mila elettori che il 5 giugno hanno scelto altri candidati? Nel Pd sperano che una parte della sinistra-sinistra, senza grande entusiasmo, torni alle urne e votare per l'ex commissario Expo. La pattuglia dei Radicali potrebbe portargli qualche altro decimale ma è chiaro che il bottino grosso a cui punta Sala (senza riuscirci) sono i voti grillini. È a loro che ha strizzato l'occhio ieri, quando ha parlato di reddito di cittadinanza, e pochi giorni fa quando ha annunciato un incarico per l'ex pm Gherardo Colombo).

È tutto un fiorire di personalità e testimonial (sempre quelli). Parisi intanto sorride sornione e sogna di riportare a Milano la collezione artistica di Dario Fo, idolo dei grillini che ha già detto di preferire lui a al suo avversario.

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