Dai video la prova sul rogo del Ponte di Roma. "È partito dagli accampamenti dei clochard"

Le immagini confermano la tesi del fornello da campeggio alimentato a gas. Mesi per le analisi di staticità della struttura. Polemiche sul Campidoglio

Dai video la prova sul rogo del Ponte di Roma. "È partito dagli accampamenti dei clochard"

Incendio colposo e delitti contro la pubblica incolumità. La Procura di Roma ha pochi dubbi sulle responsabilità dirette del rogo che ha devastato il Ponte dell'Industria, a Roma. Le fiamme sarebbero partite dall'accampamento dei clochard che dormono da anni sotto la testata della struttura sul Tevere e che collega il quartiere Marconi all'Ostiense. È quella che ha subito i danni più ingenti, oltre a una delle due passerelle-marciapiede con le tubature di gas ed energia elettrica collassata nel fiume. Le telecamere della polizia di Roma cacpitale e del distaccamento sommozzatori di via del Porto Fluviale mostrerebbero le fiamme scaturire dal lato di via Pacinotti.

L'informativa del Nucleo operativo dei carabinieri lascia poco spazio ad altre ipotesi sulla matrice del rogo, anche se non si esclude del tutto la pista del corto circuito. In particolare i militari allegano due frame che confermerebbero la tesi del fornello da campeggio, alimentato dalle bombole di gas gpl sequestrate domenica. Nel rapporto vengono messi a verbale anche dei testimoni che, però, avrebbero visto le fiamme più alte al centro del ponte, sul Tevere. Testimonianze che sulle prime fanno pensare a un guasto sulla linea elettrica. Poi la svolta, grazie ai video e all'analisi dei danni in corrispondenza dell'accampamento abusivo. Concorde anche la perizia, visiva, consegnata dai vigili del fuoco al procuratore aggiunto Giovanni Conzo: il focolaio più aggressivo ha investito in pieno il pilone sulla sponda destra del fiume, quella verso piazzale della Radio.

«I danni più importanti - spiega il comandante dei vigili del fuoco della capitale, Francesco Notaro - sono soprattutto dove la struttura portante poggia sulla spalla del ponte, lato Marconi. Qui ci sono dei piloni, pilastri, che reggono la trave portante, esposta per diverse ore al fuoco. L'acciaio, buon conduttore, ha contribuito a propagare calore e a deformare la struttura stessa. Il cemento termico, la parte più vicina al pilone, è sottostante il punto dove l'incendio è stato più forte e noi crediamo ci fossero i ricoveri. Abbiamo trovato arredi, pentolame, segni evidenti che era il ricovero di senzatetto. Sulla staticità del ponte andrà fatta un'analisi strumentale per capire l'entità del danno e come intervenire rapidamente. Ci vorranno mesi, certo non giorni». Insomma, poteva davvero trasformarsi in una tragedia se solo una delle bombole di gas fosse esplosa per il calore. Un ponte «minato» dall'incuria di quanti avrebbero dovuto impedire l'insediamento dei clochard ed evitare che le sterpaglie avvolgessero il ponte trasformandolo in un innesco esplosivo.

«Se il Campidoglio, sindaca Raggi in testa, avesse risposto alle nostre denunce - incalza Marco Palma, ex vice presidente dell'XI municipio e capogruppo FdI -, le ultime di pochi mesi fa, tutto questo non sarebbe accaduto. Bastava una bonifica in estate e le sterpaglie non avrebbero alimentato il rogo. Adesso la zona è paralizzata. Altro regalo ai romani di quest'amministrazione». Il test sulla viabilità di ieri mattina, con i percorsi alternativi pianificati dai vigili urbani, non fanno ben sperare. La prova del nove ci sarà solo quando riapriranno le scuole, chiuse per le elezioni.

Restano alcuni dubbi sulla dinamica dell'incendio. Per la società Italgas non è stata riscontrata alcuna perdita dalle condotte che corrono a fianco dei cavi elettrici Acea. Eppure decine di residenti hanno raccontato di aver sentito un'esplosione seguita da un forte odore di metano.

Intanto una nuova denuncia è stata presentata da Marco Palma e dal comitato di quartiere: «Ho inviato una pec - spiega a il Giornale - per capire dal Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana e dai vigili del fuoco quali tempi ci siano per il ripristino della normalità. Ho poi inoltrato un esposto in Procura sulle responsabilità del disastro: possibile che un ponte, asset strategico per la città e su cui passano i cavi dei pubblici servizi, non meritava un'adeguata sorveglianza?».

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