D'Alema "rovinato". Ma lui reagisce così: "Vendetta..."

D'Alema è accusato dalla Feps di aver preso illegittimamente 500mila euro quando era Presidente della Fondazione. Lui si difende: "Sono vittima di una vendetta politica"

D'Alema "rovinato". Ma lui reagisce così: "Vendetta..."

Massimo D'Alema è stato accusato dalla Feps, la Fondazione dei Socialisti europei, di aver preso illegittimamente 500mila euro. Dopo una votazione interna a cui hanno partecipato le 25 fondazioni socialiste che fanno capo alla Feps, l'organizzazione ha deciso di intentare la causa civile.

Sono diversi i problemi della vicenda, infatti, da come è stata ricostruita: nessun Presidente, prima e dopo D'Alema è mai stato retribuito, poi, i pagamenti non sarebbero mai avvenuti attraverso canali digitali e, infine, il contratto dell'ex leader dei Ds sembra che non sia mai stato presentato all'Assemblea, l'unico organo con le capacità di regolamentarlo. Restava piuttosto un tacito accordo tra l'allora segretario generale Ernst Stettern e D'Alema.

Quest'ultimo però, in un'intervista su Repubblica, ha rispedito al mittente tutte le accuse affermando di essere vittima di una "vendetta politica".

La Presidenza Feps, con lui a capo, è durata 7 anni: dal 2010 al 2017. I primi 3 anni sono stati svolti gratuitamente perchè l'ex segretario Ds riceveva già lo stipendio parlamentare ma con la fine della legislatura le cose sono cambiate. "Dopo l’uscita dal Parlamento avevo molte offerte di lavoro. In particolare da una società inglese che organizza eventi internazionali, Chartwell, che mi offriva quattro volte quello che poi ho preso dalla Fondazione" - le parole di D'Alema - "Il segretario generale Ernst Stetter mi propose di concentrare tutto il mio impegno sul lavoro della Fondazione, proponendomi un contratto che prevedeva anche una clausola di esclusività, per remunerare le mie prestazioni che andavano al di là della mia normale attività di presidente".

Questo perchè non era intenzione del segretario generale di "creare un precedente di uno stipendio pagato per il ruolo". Retribuzione pari a "5mila euro netti al mese" e, inoltre, "il contratto è stato fatto secondo le procedure regolarmente eseguite per tutti i contratti e regolarmente protocollato". Contrariamente a quanto affermato dalla Feps, D'Alema afferma di non essere mai stato pagato in contanti ma attraverso "regolare bonifico" e di essere soggetto a "una doppia imposizione". Ha anche aggiunto di essere stato pagato "meno del valore delle sue prestazioni".

A chi gli fa notare che il non aver informato l'Assemblea è una scelta piuttosto singolare risponde: "Non ho seguito la parte procedurale. Faccio però notare che i contratti non sono documenti segreti e che ogni membro del bureau avrebbe potuto esaminarli, tanto è vero che quando hanno aperto l’armadio lo hanno trovato. Credo che molti sapessero di questo e di altri contratti". E aggiunge: "Io sono stato retribuito non per la funzione, ma per l’attività svolta". Vale a dire partecipare a conferenze in giro per il mondo.

E ora D'Alema è convinto di essere vittima di un attacco politico perché secondo la sua versione: "Non è mai stato sentito il segretario generale che ha redatto il contratto. La notizia della citazione in giudizio è stata notificata prima a Repubblica che a me".

La cosa però non lo

intimorisce, al contrario, è convinto di vincere la causa. Questo nonostante su 25 fondazioni socialiste, di cui 4 italiane, 23 hanno votato in favore di un'azione legale, due si sono astenute e nessuna ha votato contrariamente.

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