Centocinquanta attivisti «no Tap» che hanno bloccato per ore l'accesso di due betoniere al cantiere della Trans adriatic pipeline, il gasdotto che deve collegare l'Italia all'Azerbaijan. Giovedì sera a San Basilio, alle porte di Lecce, si è consumata l'ennesima puntata della battaglia di ambientalisti e antagonisti al progetto destinato ad approvvigionare l'Italia di gas naturale: una battaglia che vede in campo, insieme ad estremisti di svariate provenienze, anche sindaci e amministratori locali.
Ma anche in Puglia si respira aria di elezioni, e così accanto ai violenti del movimento «no Tap» scendono in campo anche esponenti politici che mostrano di condividerne, se non i metodi, almeno gli obiettivi. Nulla di strano, se tra di loro non ci fossero anche personaggi che fino a pochi anni fa erano fieri sostenitori del Tap, e che ora hanno improvvisamente cambiato idea: senza peraltro rendere note le ragioni del brusco ripensamento.
Il retromarcia più vistoso è sicuramente quello di Massimo D'Alema, già segretario del Pds e presidente del Consiglio, oggi esponente di punta di Liberi e Uguali. Che a ridosso delle festività si è presentato in un comizio a Nardò, a poca distanza dalla zona destinata a ospitare il gasdotto, sparando ad alzo zero contro il governo e indignandosi per la «militarizzazione» che a suo dire sarebbe in corso per consentire ai lavori di entrare finalmente nel vivo. «Dovrebbe fare riflettere molti - ha tuonato D'Alema - il modo in cui il governo nazionale ha potuto decidere con un atto d'imperio, dopo una lunghissima vicenda, l'approdo del gasdotto in una delle aree turistiche più qualificate, con la pretesa di militarizzare il cantiere. Di fronte a tanta sfrontatezza, l'intera rappresentanza salentina avrebbe dovuto mettere la testa sotto terra dalla vergogna». Per contrastare la «sfrontatezza» del governo sul progetto Tap, serve una «rappresentanza più forte»: modo elegante per dire che se i salentini riporteranno D'Alema in Parlamento il prossimo 4 marzo, il gasdotto troverà finalmente pane per i suoi denti.
Pare che l'endorsement abbia colto di sorpresa persino gli attivisti «no-Tap», che in passato avevano dovuto catalogare il leader diessino tra i più ferventi sostenitori del progetto. In una intervista del 12 dicembre 2013 a Telerama D'Alema affermava testualmente: «È un'opera che può dare grandi vantaggi al nostro paese. Questo tubo si prevede che arrivi sottoterra a partire da dieci chilometri dalla costa e quindi non dovrebbe avere nessun impatto sulla costa.
Vorrei sdrammatizzare la questione, non è che arriva questo tubo sulla spiaggia come si e fatto credere. Bisognerebbe cercare di dire la verità ai cittadini, non di raccontare le balle cercando di spaventarli». Tranne, evidentemente, sotto elezioni.
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