A Cosenza un ultraottantenne chiede un controllo al cuore. Niente problemi gli dicono al Cup, il Centro unico di prenotazioni, può sottoporsi a elettrocardiogramma ed eco cardiocolordoppler tra 395 giorni (se ne avrà ancora bisogno). A Napoli un signore di Giugliano in Campania, piegato in due dai dolori per una calcolosi renale, il 21 giugno del 2017 è stato messo in lista di attesa per un intervento di asportazione dei calcoli all'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico. Dopo un anno e cinque mesi lui ancora aspetta. Ma l'ospedale non ha fissato una data: hanno perso i nominativi ed è andato tutto il tilt. A Molfetta, in Puglia, un paziente affetto da miastenia gravis, seguiva la terapia di infusione endovenosa di emoglobina all'ospedale Don Tonino Bello. Due anni fa l'ospedale ha cancellato la terapia in day hospital e lui, nonostante la sua grave debolezza muscolare, è costretto a fare il pendolare: 50 chilometri fino ad Andria. Al Policlinico Umberto I di Roma, invece, è vietato richiedere una visita ai polmoni e neppure una spirometria. Lo sanno bene due ultrasettantenni affetti da broncopatia cronica ostruttiva a cui hanno serenamente comunicato che le liste di attesa sono chiuse. Una pratica abusata da molti altri centri italiani ma vietata dalla legge. E che dire della visita cardiologica al Policlinico Giaccone di Palermo annullata perché il medico è ammalato e non c'è nessuno a sostituirlo?
L'elenco dei disservizi è lungo come lo Stivale. Quelli che segnaliamo sono stati «pescati» tra 1320 telefonate ricevute in 52 giorni dal numero 1500, il centralino di pubblica utilità che per la prima volta è stato predisposto dal ministero della Salute per monitorare le liste di attesa. Le segnalazioni sono arrivate numerose e il ministro Giulia Grillo ne ha fatto tesoro. A giorni sarà infatti presentato il nuovo Piano nazionale per la gestione delle liste di attesa che dovrebbe rivoluzionare il sistema.
Attualmente, però, i disservizi colpiscono la penisola a macchia di leopardo e non risparmiano neppure i centri di efficienza più rinomati. E il problema più grave sono i tempi di attesa sia per la prima visita che per quella di controllo.
VISITE OCULISTICHE
A Bergamo, un signore ha consultato tre diversi ambulatori per un controllo oculistico. Il minimo dell'attesa è di sette mesi ad Alzano, un anno a Treviglio, due anni all'Ospedale Papa Giovanni XXIII.
MAMMOGRAFIA
Profondo rosso anche per i controlli al seno per cui non si lesinano le invocazioni alla prevenzione. Al Policlinico di Bari una signora di 46 anni deve aspettare fino a marzo 2020. A una 75enne toscana è andata di lusso: agli Ospedali Riuniti di Livorno, «mammo» fissata per aprile 2019. Nelle Marche ti danno due opzioni: a Civitanova aspetti un anno, a Fermo due anni. Nella Asl di Monza, invece, non chiamate neppure se siete impazienti: 12 mesi di attesa non ve li toglie nessuno.
COLONSCOPIA
Altro esame invasivo e necessario quando te lo prescrivono. Ma i tempi rimangono biblici. All'Ospedale «Gaetano Bernabeo» di Ortona in Abruzzo, si aspetta un anno e otto mesi. Al Policlinico Vanvitelli di Napoli l'attesa di una signora di 64 anni è stata «solo» di cinque mesi. Peccato che l'appuntamento sia slittato, «per motivi tecnici» di altri 8 mesi.
CENTRALINI INESISTENTI
Poi c'è chi l'appuntamento non riesce neppure a prenderlo. In Sicilia, un 89 anni ha tentato invano di fissare una Tac. Il centralino del Cup non rispondeva. A Livorno, il Cup pisano latita e salta l'ecografia all'addome per una bimba di 8 anni. A Lazio da Pomezia (RM) il numero del centralino non risponde e rimanda ad altro numero muto. Insomma, centralini da rifare, assieme ai criteri per i tempi di attesa. Sei telefonate su dieci contengono proteste vivaci quando ti fissano tempi illimitati per le visite oculistiche, le colonscopie, le mammografie, le ecografie all'addome, le visita neurologiche. E a volte la colpa è anche del medico di base che sulla prescrizione non specifica l'urgenza. Così il Cup se la prende comoda per gli appuntamenti. Soprattutto in Lazio, Campania e Sicilia.
In alcuni ospedali si azzera il problema chiudendo le liste di attesa ed eliminando gli appuntamenti futuri. Come dire, se vuoi tenere sotto controllo il tuo stato di salute, rivolgiti alla sanità privata. E paga di più.
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