La regina e la prostituta. Come in un film hollywoodiano di quelli in cui pian piano i ruoli si confondono e non si capisce dove inizi la redenzione e la perdizione.
La regina e la prostituta, due figure agli antipodi. E dagli antipodi arriva infatti questa gustosa notizia, ovvero dalla Nuova Zelanda. Paese indipendente che però appartiene - come la vicina Australia - ancora al Commonwealth. E come tale riconosce ancora la regina Elisabetta II come capo dello Stato. Due volte l'anno nella capitale Wellington si svolge una cerimonia in cui sono conferite delle onorificenze intitolate proprio alla novantaduenne esponente dei Windsor. Una a inizio anno e l'altra a inizio giugno, in occasione dell'anniversario dell'incoronazione, avvenuta il 2 giugno del 1953. Ebbene ieri a ritirare questo riconoscimento c'era anche una prostituta. Una lavoratrice del sesso. Una impiegata del coito.
Disdicevole? Forse per noi - che però nel 1983 eleggemmo una pornostar a deputata della Repubblica - non per i sudditi della regina. La «dama», che di nome fa Catherine Healy, è infatti a suo modo una benemerita. Si è battuta per anni per i diritti delle sue colleghe ponendosi a capo di quel movimento che nel 2003 ottenne il successo della depenalizzazione della prostituzione in Nuova Zelanda, che da allora è diventata uno dei Paesi più liberali in materia. Una specie di paradiso del meretricio, che viene esercitato come ogni altra professione con un inquadramento previdenziale e sanitario.
Malgrado ciò, pare che Catherine, che oggi ha 62 anni ma iniziò la sua battaglia civile quasi trent'anni fa, sia ben consapevole della stranezza della sua nomina a Dama di corte dell'ordine di merito della Nuova Zelanda. «Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere - le sue parole a Radio New Zealand -. Ho sempre detto che mi sarei aspettata di essere arrestata all'alba piuttosto che di ricevere un simile immenso onore. Sono colpita, emozionata».
Il percorso civile di madame Healy - che da giovane aveva anche lavorato come insegnante di scuola elementare prima di scoprire il suo talento nel vendere il suo corpo - iniziò nel 1987, quando ebbe l'idea di fondare il Nzcp, il Collettivo delle prostitute neozelandesi e far sì che queste ultime ottenessero gli stessi diritti di qualsiasi altro lavoratore.
Malgrado ciò la signora pensa «che ci sia ancora uno stigma nei confronti delle lavoratrici del sesso» e si permette il lusso di essere piuttosto delusa del fatto che il suo esempio non si stato seguito dalle colleghe di altre parti del mondo. «Penso che altri Paesi dovrebbero guardare alla Nuova Zelanda. Dovremmo avere una visione e non ostracizzare questo lavoro rendendolo sempre più pericoloso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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