La Danimarca esilia i migranti «Tutti gli irregolari su un'isola»

In caso di condanna o revoca dell'asilo saranno confinati nell'inaccessibile Lindholm. Il ministro: «Non li vogliamo»

Manuela Gatti

Un piccolo pezzo di terra di sette ettari nel golfo di Stege, mar Baltico. La costa è a 3 chilometri e mezzo, i traghetti sono pochi e discontinui. Non a caso finora l'isolotto è stato usato finora dall'Istituto danese di veterinaria per condurre esperimenti sulle malattie contagiose degli animali. Ora, però, Copenaghen ha annunciato la novità: via i camici bianchi, arrivano i migranti «sgraditi». Saranno gli stranieri condannati e i richiedenti asilo a cui non è stata concessa la protezione, ma che per vari motivi non possono essere rimpatriati, i nuovi inquilini dell'isola di Lindholm. «Non sono i benvenuti in Danimarca, e se ne renderanno conto», ha trionfato su Facebook la ministra per l'Immigrazione, Inger Stojberg.

I media internazionali leggono la notizia come una concessione dei conservatori del primo ministro Lars Løkke Rasmussen al partner di minoranza della coalizione di centrodestra, quel Partito popolare nazionalista ed euroscettico che, nonostante i pochi parlamentari su cui può contare, è riuscito a strappare già altre restrizioni sul tema dell'accoglienza in cambio del proprio via libera al budget. Come il «pacchetto ghetto» approvato quest'estate, una serie di misure per forzare l'integrazione in 25 aree difficili della penisola, tra cui corsi obbligatori di lingua e «valori danesi» per i bambini e il divieto di viaggiare nel Paese d'origine (l'esecutivo li chiama «viaggi di rieducazione»). E ancora, la possibilità di confiscare beni e gioielli ai migranti appena entrati nel Paese per coprire le spese dell'accoglienza. O il nuovo test per ottenere la cittadinanza, a cui in media due persone su tre vengono bocciate. In confronto, lo stop al velo integrale nei luoghi pubblici, introdotto a giugno, passa in secondo piano. D'altronde Rasmussen, in carica dal 2015, il mese scorso ha esplicitato il cambio di strategia: non più integrare i profughi, ma ospitarli finché non possono fare ritorno nei luoghi di provenienza.

La struttura sull'isola di Lindholm dovrebbe essere pronta per il 2021 e contenere fino a 125 persone. Che, ufficialmente, saranno libere di muoversi. Nella pratica le cose saranno più complicate, dato che i collegamenti sono razionati. «L'isola non sarà una prigione», ha tranquillizzato il ministro delle Finanze, Kristian Jensen, spiegando che «un'imbarcazione consentirà ai migranti di fare avanti e indietro». Ma aggiungendo poi che questa non sarà sempre in servizio e che, comunque, gli ospiti del centro dovranno trascorrere la notte lì, dove saranno sorvegliati permanentemente dalla polizia. Sull'isola ora ci sono solo stalle, laboratori e forni crematori: quello che è servito finora all'Istituto di veterinaria, che ha avuto la sua sede a Lindholm per quasi cent'anni. Con i 100 milioni di dollari stanziati dal governo nei prossimi quattro anni saranno costruite nuove strutture. Gioisce l'estrema destra dei popolari, che su Twitter, a corredo di un video che mostra una persona di colore vestita con abiti islamici lasciata su un'isola deserta, ha esultato: «Gli stranieri deportati non hanno alcun motivo di restare in Danimarca».

Sul versante opposto l'Istituto danese per i diritti umani ha avvisato: l'organizzazione controllerà la situazione «da molto vicino», per accertare eventuali violazioni del diritto internazionale. Ma la linea del governo sembra tracciata, soprattutto alla luce delle prossime elezioni politiche, previste per giugno 2019.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica