
L'amministrazione Usa imporrà dazi del 100% sui film realizzati al di fuori dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato il presidente Donald Trump in un post su Truth: "L'attività di produzione cinematografica è stata rubata agli Stati Uniti d'America, da altri Paesi, proprio come rubare le caramelle a un bambino. La California, con il suo governatore debole e incompetente, è stata particolarmente colpita! Pertanto, al fine di risolvere questo lungo e infinito problema, imporrò una tariffa del 100% su tutti i film realizzati al di fuori degli Stati Uniti", ha scritto Trump. Che, dunque, torna a prendere di mira l'industria cinematografica non americana. Nel maggio 2024 aveva, infatti, autorizzato il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti a imporre una tariffa del 100% su tutti i film non prodotti negli Stati Uniti anche per il pressing delle principali piattaforme di streaming statunitensi che contestavano alla Ue di imporre quote ai servizi di video on demand operanti nell'Unione, obbligandoli a riservare il 30% del loro catalogo a opere europee e a investire in film Ue prodotti dagli Stati membri.
Nell'accordo commerciale concluso a luglio con Bruxelles non veniva fatto menzione dell'industria cinematografica, un settore dei servizi non coperto dai dazi generali del 15% applicati a tutti i beni della Ue destinati agli Usa. Dove, secondo l'Osservatorio dell'audiovisivo, nel 2023 sono stati proiettati 4,8 milioni di film europei. Non solo. La maggior parte dei film evento ad alto budget ricava la maggior parte dei propri incassi all'estero e che le case di produzione di Hollywood spesso girano film in paesi come il Regno Unito e il Canada perché gli incentivi fiscali esteri agiscono come un sussidio su ogni dollaro speso per assumere cast e troupe, affittare teatri di posa e realizzare effetti visivi (i costi del personale sono spesso inferiori al di fuori degli Stati Uniti).
Nel frattempo, secondo i dati diffusi ieri dall'Istat, ad agosto le esportazioni italiane su base annua sono calate del 26,1% in Turchia e del 21,2% verso gli Usa. La riduzione si registra verso quasi tutti i principali paesi partner extra Ue27. Aumentano soltanto le vendite verso Regno Unito (+4,9%) e Svizzera (+4,7%). Le importazioni da Regno Unito (-36,6%) e paesi Opec (-27,1%) registrano le contrazioni tendenziali più ampie; diminuiscono anche gli acquisti da India (-9,7%), Cina (-7,1%) e paesi Mercosur (-5,8%). Per contro, crescono le importazioni da Stati Uniti (+68,5%) e paesi Asean (+13,6%). Sempre ad agosto l'avanzo commerciale con i Paesi extra Ue27 è risultato pari a un 1,777 miliardi (in calo rispetto ai 2,794 miliardi nello stesso mese del 2024).
"Per capire come e quanto l'effetto America influenzerà gli altri mercati dopo il liberation day dobbiamo aspettare i prossimi mesi e valutare anche
l'impatto del cambio euro dollaro che si attesta su una media del 10% negli ultimi dodici mesi sui precedenti e si somma ai dazi. Nel frattempo, dovremo serrare i ranghi", ha commentato il presidente dell'Ice, Matteo Zoppas.