"Dazi, Ucraina, Cina e Albania. Elementi per essere ottimisti"

L'ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata: "Mondo complesso ma l'Italia è al centro di una svolta positiva"

"Dazi, Ucraina, Cina e Albania. Elementi per essere ottimisti"
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È il mondo che non ti aspetti. Il centrosinistra vince le elezioni in Albania e riceve l'abbraccio del centrodestra italiano. Dal fronte dei dazi arriva, inattesa, la notizia di un primo accordo, fra Washington e Pechino con la riduzione delle tariffe, addirittura, del 115 per cento. Infine Zelensky che giovedì va ad Istanbul dove spera di stanare Putin. «Siamo in un mondo complicato, ma rispetto a qualche mese fa ci sono elementi di ottimismo che prima non si potevano cogliere. Qualcosa è cambiato ed è in positivo», spiega Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore italiano a Washington dal 2009 al 2011, ministro degli Esteri nell'esecutivo Monti, ed oggi Presidente della Commissione Politiche dell'Unione Europea di Palazzo Madama.

Presidente, cominciamo dai nostri vicini di casa. È soddisfatto per la vittoria del socialista Edi Rama?

«L'Albania è un paese che collabora con l'Italia e la Ue e nel giro di pochi anni ha compiuto uno spettacolare balzo in avanti. Siamo il principale partner economico di Tirana, il governo albanese combatte l'immigrazione illegale, tanto che l'Italia ha trovato ospitalità per due hotspot. L'amicizia fra Rama e Meloni e evidente a tutti»

Quindi nessuna anomalia?

«L'Albania sta lavorando per entrare in Europa, anzi, per utilizzare il linguaggio del nostro premier, per tornare nella famiglia europea. Spero che fra cinque anni Tirana sia nella Ue, ma questo processo di integrazione riguarda tutti i Balcani occidentali».

Intanto la diplomazia internazionale è in moto per raffreddare le troppe crisi. Arriveremo ad una tregua più solida fra Mosca e Kiev?

«Dobbiamo dire che qualcosa è cambiato in queste settimane. E Roma è al centro di questa svolta. Abbiamo visto tutti i big a San Pietro, abbiamo osservato Zelensky faccia faccia con Trump, certe immagini negative, umilianti, inquietanti sono state superate. Il nostro governo ha fatto il possibile per favorire questi meeting, per rilanciare le relazioni fra nazioni ostili, per ricucire dove si poteva».

La tregua è più vicina?

«Qualche mese fa Zelensky pareva più isolato, ora ha recuperato un rapporto con Trump e Trump sembra, almeno in quest'ultima fase, più sensibile alle sue richieste e più duro con Mosca. Non solo: si colgono segnali di dialogo fra l'Europa, prima fuori dai giochi, e gli Usa. E poi c'è stata la telefonata del Papa a Zelensky. E tutta una successione di vertici che dimostrano il tentativo di arrivare ad una soluzione condivisa. Ma resta il grande scoglio».

Putin?

«Putin ha appena definito inaccettabili le condizioni poste da Kiev per trattare, ma noi sappiamo che invece Zelensky ha concesso tutto quello che poteva. Il problema è che non sappiamo fino a che punto possiamo fidarci di un signore che da anni persegue solo una politica di espansionismo. La Cecenia, i bombardamenti dell'opposizione democratica in Siria, la Georgia, la Crimea, l'Ucraina, i colpi di stato nel Sahel. E una narrativa che è il frutto di una disinformazione scientifica che non lascia nulla al caso. Quando si accusa l'Ucraina di aver provocato la Russia, non si capisce la profondità di questa velenosa campagna di riscrittura capillare della storia a proprio uso. E non si tiene conto dell'aggressività del leader russo».

Anche la mediazione di Trump fallirà?

«Trump fa bene a mostrare i muscoli. Il suo modo di procedere è più pragmatico rispetto a quello degli europei, ma forse ci può aiutare in questa fase».

Intanto Salvini attacca ancora Macron. Il presidente francese è un avversario?

«Un conto sono le interviste, altra cosa il voto. Io in Parlamento ho trovato sempre una coalizione compatta, Lega compresa, quando si trattava di decidere sulle scelte strategiche di politica estera. I rapporti con la Francia, anche oltre il presidente, sono ottimi e si va avanti in molte direzioni».

Infine, l'intesa sui dazi fra Usa e Cina.

Se l'aspettava?

«Le sorprese sono all'ordine del giorno ma non sono sempre negative. Anzi, nell'amministrazione americana, ho verificato di persona, c'è consapevolezza dei problemi sul tappeto. E la volontà di risolverli».

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