Ddl Boschi, il governo punta a quota 170

Alla maggioranza precettata si uniscono i verdiniani, Bondi, Repetti e le tre ex leghiste vicine a Tosi

Roma«Riforma necessaria» per Matteo Renzi. «Pasticcio istituzionale» e «furto di democrazia» per l'opposizione di centrodestra. Riforma «prostituzionale» per i grillini. È il giorno dell'approvazione del ddl Boschi, la riforma costituzionale che prevede sostanzialmente la modifica delle funzioni e della composizione del Senato, non più elettivo, e l'eliminazione del bicameralismo paritario. In sostanza con la nuova normativa le leggi non dovranno più essere votate da entrambi i rami del Parlamento e il governo sarà tenuto a ricevere la fiducia soltanto dalla Camera.

Oggi il Senato approverà il testo con ogni probabilità definitivo. Poi seguirà la fase finale degli ultimi voti conformi. In sostanza se la Camera approverà senza modifiche il ddl Boschi nella nuova versione modificata dal Senato, a febbraio si tornerà a Palazzo Madama per il primo voto della «doppia lettura» nella quale il provvedimento dovrà essere approvato (o respinto in blocco) senza più modifiche possibili. In questo nuovo passaggio servirà almeno la metà più uno degli aventi diritto, quindi 161 voti favorevoli. Qualora, invece, venisse superata la soglia dei due terzi si eviterebbe il referendum confermativo.

Difficilmente si giungerà entro l'estate alla consultazione popolare. Più probabile che il giudizio degli elettori sul ddl Boschi arrivi nell'autunno del 2016. In ogni caso bisognerà attendere almeno il 2020, se non addirittura il 2022, per veder nascere il Senato così come lo prevede la riforma costituzionale. Questa infatti stabilisce che i futuri senatori di ciascuna Regione siano eletti dai Consigli Regionali seguendo le scelte degli elettori, e sarà quindi necessario attendere che si tengano le elezioni regionali, che variano per ciascuna Regione. Nel frattempo ci si avvarrà di una norma transitoria.

L'atteggiamento delle opposizioni per il voto finale di oggi - previsto attorno alle 17 - verrà stabilito nel corso della mattinata. La volontà è quella di adottare una linea comune, molto però dipenderà dalle scelte di Forza Italia - ancora indecisa se uscire dall'aula, restare in aula con la scheda in mano o votare contro - che riunirà i gruppi parlamentari alla presenza di Silvio Berlusconi. La Lega ha già annunciato che sposerà la scelta «aventiniana», lo stesso vorrebbe fare il gruppo dei Conservatori e Riformisti fittiani. I grillini, invece, potrebbero adottare iniziative di protesta «visibili», ad esempio con una simultanea accensione dei lumini cimiteriali, come già avvenne contro il ddl La Buona Scuola.

A irrobustire le file della maggioranza di governo, come è noto, ci saranno i voti di Ala, cioè dei senatori vicini a Denis Verdini, degli ex Forza Italia Sandro Bondi e Manuela Repetti, e quelli delle tre senatrici

vicine a Flavio Tosi. I senatori della maggioranza sono stati precettati per far sì che il testo sia approvato con un quorum elevato. L'intenzione è superare quota 170 per fornire una prova di forza e di compattezza politica.

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