La calunnia è un venticello, come si canta nel Barbiere di Siviglia. Che però può anche rigirarsi e andare a soffiare contro il suo autore. Come è successo a Carlo De Benedetti, condannato a pagare 30mila euro a Marco Tronchetti Provera per averlo diffamato. È accaduto nel 2014, quando l'Ingegnere, riferendosi a Tronchetti e parlando di Telecom Italia, affermò che «la comunicazione è fatta bene, la rapina ancora meglio». I fatti risalgono al «Festival della tv e dei nuovi media» di Dogliani del 2 maggio 2014. Nell'occasione De Benedetti, intervistato da Giovanni Minoli, espresse una serie di pesanti giudizi su molti protagonisti della politica e dell'economia. Ma con Tronchetti esagerò, tanto da prendersi una querela. D'altra parte lo stesso Ingegnere aveva a sua volta denunciato il patron della Pirelli nel 2013, accusandolo di diffamazione per avergli ricordato la bancarotta dell'Ambrosiano, il falso in bilancio dell'Olivetti, la breve custodia cautelare ai tempi di Tangentopoli e l'allontanamento dalla Fiat. Tutte affermazioni che però il giudice non giudicò diffamatorie, tanto da assolvere pienamente Tronchetti. Questa volta, invece è successo il contrario, portando il risultato sul 2-0 per il numero uno della Bicocca. In realtà nel dispositivo emesso dal giudice di Milano, Orietta Stefania Micciché, si legge che le domande di Tronchetti hanno avuto un «parziale accoglimento»: le richieste di danni erano anche per altre affermazioni dell'Ingegnere. Ma solo la «rapina» è stata giudicata diffamatoria. Sulle altre il giudice ritiene che si tratti di opinioni diverse, per le quali è legittimo il diritto di critica. Sulla rapina, invece, non c'è niente da fare: vale 30mila euro di danni, comprensivi di interessi e rivalutazione; oltre all'obbligo di pubblicare la sentenza «a caratteri doppi del normale» sul Sole24Ore; e al rimborso di 8.720 euro per le spese di giudizio sostenute da Tronchetti. E forse a De Benedetti è andata ancora bene, perché quel giorno ne aveva avute un po' per tutti.
Da Sergio Marchionne («dal punto di vista dell'immaginazione e del coraggio merita 10, ma da quello della comunicazione e della sincerità quattro, o forse anche tre»), all'avvocato Agnelli («straordinario ambasciatore del Paese, ma pessimo imprenditore»); senza risparmiare un giornalista come Ferruccio De Bortoli e, naturalmente, i Berlusconi ( «De Bortoli è un bravo direttore, ma a volte ha delle debolezze: ha dato la terza pagina a Marina Berlusconi, io mi sarei fatto pagare»). Insomma, voti bassi a tutti, dal pulpito dell'Ingegnere. Ma poi a volte il venticello ritorna.
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