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De Bortoli: "Renzi ha tenuto in ostaggio l'Italia"

Secondo l'ex direttore del Corriere il voto del 4 dicembre, per Renzi, "era uno strumento per affermare il proprio potere, ottenere un viatico popolare, fare un bottino pieno e poi andare a incassare il premio alle elezioni"

De Bortoli: "Renzi ha tenuto in ostaggio l'Italia"

"Un bulimico che ha tenuto in ostaggio il Paese”. Così Ferruccio De Bortoli, intervistato dal Fatto Quotidiano definisce l’ormai ex premier Matteo Renzi e si dice convinto che Gentiloni non riuscirà ad essere autonomo da lui come dimostra la conferma di Luca Lotti a sottosegretario. Sarebbe la riedizione della"consorteria toscana".

"Ai renziani - spiega l’ex direttore del Corriere della Sera - preme molto gestire la prossima tornata di nomine delle imprese pubbliche. Accelerarono la caduta di Letta, nel 2014, anche per questa ragione. Due piani paralleli di governo, con quello ombra gestito dal segretario del Pd, sarebbero dannosi per il Paese. Avremmo il cerchio magico con il suo potere intatto e il governo ridotto a un cerchio inutile”. Secondo De Bortoli il voto del 4 dicembre, per Renzi, “era uno strumento per affermare il proprio potere, ottenere un viatico popolare, fare un bottino pieno e poi andare a incassare il premio alle elezioni". "Renzi ha sbagliato la campagna elettorale, piegando la legge di bilancio a una serie di consensi da comprare per categorie" e "nella sua bulimia, nella sua visione tolemaica del potere per cui tutto ruota attorno a lui, ha preso in ostaggio la riforma che avrebbe dovuto”.

"Per Renzi questa è l'occasione di guardarsi allo specchio, riconoscere i propri errori, essere sincero", attacca ancora l'ex direttore del Corriere della Sera che aggiunge: "Può dimostrare di essere - se lo è - uno statista. Può farlo anche stando in seconda fila, anche favorendo la nascita di un governo che per forza deve avere un mandato pieno e una fiducia non a scadenza. Senza la tentazione di dirigerlo nei fatti, con una playstation dal Nazareno”. Per De Bortoli l'ex premier ha una visione del potere "esclusiva ed escludente, come ha sostenuto Prodi" e "il suo Sì è stato il più forte No a Renzi" perché "giustificato in tal modo da mettere a nudo i limiti di una gestione vecchia del potere".

"Al premier ho sempre contestato non le idee, ma il modo di gestire il potere, a tratti perfino gretto".

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