Roma - Sono «due teste di sedano», per Vincenzo De Luca, il commissario alla Sanità della Campania Joseph Polimeni e il subcommissario Claudio D'Amari. Due che non vogliono capire, dice il governatore nell'incontro della scorsa settimana con i 300 sindaci a Napoli, «che non siamo la Toscana». Il presidente vorrebbe spazzarli via, è implicito, e mettersi lui al loro posto.
Solo che c'è una legge di mezzo, voluta da Matteo Renzi nel 2014, che impedisce ai funzionari di Regione, dunque anche ai presidenti, di cumulare i due incarichi, prevedendo che i commissari vengano da fuori. E pare che il premier voglia proprio correggerla, per cancellare il divieto e accontentare De Luca, anche se il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sarebbe contraria.
Quando c'è di mezzo o' governatore e il suo linguaggio colorito la polemica è assicurata. Si è appena sopita quella su Rosi Bindi definita «infame», è ancora incandescente quella sulle frasi che suonano come un'esortazione al voto di scambio al referendum e già si apre l'ultima, appunto sul tentativo del Pd di assicurargli un secondo ruolo di commissario alla sanità nella sua regione.
Come? Con un emendamento firmato dai dem (ce n'è anche uno simile dei verdiniani) alla legge di Bilancio, in discussione nella commissione della Camera, per ritornare al regime precedente. Una correzione che favorirebbe anche il presidente della Calabria, Mario Oliviero.
Appena il tentativo è stato denunciato da Il Fatto, però, le opposizioni sono insorte con toni durissimi da M5S a Lega e per ora si è preferito l'accantonamento. Ma non lo stralcio, come volevano gli oppositori. Dunque, la partita non è chiusa.
Il relatore Pd della manovra in commissione Bilancio, Mauro Guerra, per ora si è impegnato a redigere «una proposta da presentare alla commissione che terrà conto» del dibattito di ieri.
Per Il Fatto, De Luca vorrebbe rimpinguare i fondi insufficienti della sanità regionale per i privati accreditati con 30 milioni, ma i commissari si oppongono. Potrebbe riuscirci sostituendoli, con l'aiuto di Renzi, ansioso di premiarlo per l'impegno nella campagna referendaria per il Sì. Impegno così vivace e fuori dalle righe da essersi attirato due esposti in procura, preannunciati da M5S e Lega, per contestargli il reato di voto di scambio. «Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano e Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli... Che dobbiamo chiedere di più?», diceva De Luca ai sindaci. E ad uno in particolare: «Vedi tu come devi fare (...
) ma non venire con un voto meno di quelli che hai promesso». Ancora: «Fate l'elenco dei 10/20 imprenditori, quelli che uno chiama, sul piano dell'amicizia, e dite: Senti, al di là di tutte le questioni, per cortesia, dimmi quanti voti porti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.