Deborah torna in libertà. Il pianto dopo l'omicidio: "Non volevo, sono finita"

Il pm: la ragazza ha agito per legittima difesa esasperata dalle continue violenze del padre

Deborah torna in libertà. Il pianto dopo l'omicidio: "Non volevo, sono finita"

Monterotondo (Roma) - Libera. Deborah Sciacquatori, la 19enne che ha ucciso il padre violento, è stata rimessa in libertà. Il decreto del pm Filippo Guerra è stato notificato ieri mattina dalla Procura di Tivoli. La ragazza, arrestata domenica dopo ore di interrogatorio, si è allontanata da Monterotondo. Fuori dal «circo mediatico» che ha preso d'assalto, da giorni, le case popolari di via Aldo Moro.

«È dagli zii in Abruzzo» raccontano dei parenti nella zona di Monterotondo Scalo. Secondo gli accertamenti medico legali, a provocare la morte dell'ex pugile cocainomane e alcolista, la lama del coltello che Deborah puntava sul padre per impedirgli di fare del male a lei e a sua madre.

«Ha dato un pugno a mamma, poi l'ha afferrata per il collo. La voleva strozzare - racconta Deborah nell'interrogatorio fiume -. Gli ho puntato il coltello di nonno in viso, gli dicevo di fermarsi. Si muoveva a scatti. Improvvisamente si è ferito sotto l'orecchio».

Versione messa a verbale a caldo, prima che le venisse spiegato che papà Lorenzo era morto. Soprattutto un racconto molto credibile per gli stessi carabinieri di Monterotondo che conoscevano bene la vittima. In più occasioni, fermato per controlli o dopo una rissa, Lorenzo Sciacquatori, ubriaco e fatto di coca, si era comportato esattamente così anche con loro. Come un pugile «suonato», adrenalinico.

«Mamma è schiava di papà - spiega ancora Deborah al pm Guerra -, non riesce a dirgli di no». Come quella notte maledetta, quando Lorenzo torna a casa alle 5 del mattino. Deborah è chiusa a chiave nella sua camera assieme alla nonna. Il pugile suona come un forsennato al citofono, prende a calci la porta, si fa aprire dalla compagna, Antonietta Carrassi, 41 anni. Vuole altre birre. «Trovale da qualche parte» urla. «Mamma faceva di tutto per non farlo arrabbiare - spiega ancora Deborah -, era terrorizzata. Vivevamo nell'incubo che potesse ucciderci nel sonno». Gli inquirenti ricostruiscono passato e presente della famiglia Sciacquatori. Quando il nonno muore, nel 2002, cominciano i guai seri per Antonia e Deborah. Senza lavoro, entra ed esce dal Sert per la sua dipendenza da droga e alcol. Lorenzo vive di estorsioni. «Si metteva a chiedere soldi davanti la sala scommesse» raccontano al bar del circolo bocciofilo. Voleva soldi e non li restituiva mai. Chi glieli chiedeva indietro veniva pestato». Un violento. A un carabiniere che lo ferma per la strada lo prende a morsi. Finisce anche in carcere proprio per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Una volta fuori i familiari credono sia cambiato. Ma si sbagliano. Deborah, quando domenica viene a sapere della morte del padre, deceduto in ospedale, crolla. «Non volevo ucciderlo. Adesso mi sento finita». Sul decreto della Procura si legge: «Il grave fatto di sangue si colloca in un contesto di un'aggressione che deve essere contestualizzata in un più ampio quadro di maltrattamenti subiti da anni dalla giovane, dalla madre e dalla nonna paterna. L'atto della Sciacquatori, dunque () si può qualificare, salvo ogni altra valutazione e approfondimento investigativo sulla sussistenza di una condotta scriminata dalla legittima difesa, come un episodio di eccesso colposo». Ai carabinieri è stato affidato un ulteriore supplemento di indagine. Gli inquirenti dovranno ascoltare altri testimoni in grado di provare un quadro tale da sostenere sia le violenze, sia l'ipotesi che l'uomo sia stato ucciso per legittima difesa. «Faremo di tutto per aiutarla a sostenere gli esami di maturità». Il dirigente scolastico del liceo artistico Angelo Frammartino, la professoressa Giuliana Bazza, parla di Deborah come di un'alunna modello. «Mai un problema.

Di quello che succedeva in casa - spiega - non ha mai fatto parola. Eravamo all'oscuro di tutto. La sosterremo in questo momento drammatico, faremo il possibile perché torni in classe, nella sua V B, prima dell'inizio degli esami».

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