Il declino senza fine di Toscani, da fotografo chic a provocatore trash

Dagli insulti ai veneti ("ubriaconi") al delirio sul ponte Morandi

Il declino senza fine di Toscani, da fotografo chic a provocatore trash

Oliviero Toscani produce vino nella sua tenuta di oltre cento ettari in Toscana, tra ulivi secolari e cavalli da corsa, sua altra passione. Il tasso alcolemico, forse elevato, potrebbe essere una spiegazione delle frequenti esternazioni fuori controllo del fotografo. «Ma a chi interessa che caschi un ponte (il Morandi, ndr), smettiamola» è l'ultima sua geniale affermazione. Mario Giordano su Rete4 ha proposto una spiegazione più pragmatica, che prescinde dalla gradazione alcolica: «È un servo dei Benetton, un leccaculo dei Benetton», chiamando così in causa il rapporto di lavoro di lungo corso e altrettanto lungo conto in banca di Toscani con la famiglia azionista di Autostrade. In effetti già dopo la tragedia Toscani era subito sceso in campo per difendere i suoi ricchi datori di lavoro («È ingiusto prendersela con i Benetton, loro sono delle persone serissime, hanno sempre fatto le cose al massimo. Perché questa cattiveria? Che popolo frustrato quello italiano, che popolo infelice!»). La motivazione è intrigante ma non basta a spiegare la straordinaria frequenza di sparate demenziali di Toscani, che si manifestano in svariati campi, non solo in quelli in cui c'è da difendere gli amici Benetton. Da geniale fotografo Toscani si è trasformato, negli ultimi anni, in un provocatore da rissa televisiva o radiofonica, in una mina vagante (perciò ambito ospite) capace di tirare fuori una frase choc come niente fosse. Il declino fu diagnosticato da Roberto D'Agostino in un memorabile scontro tv anni fa: «Stando in campagna ti sei rincoglionito, te i cavalli e tutti gli altri! Non aprire più quel vino che fai, ne bevi troppo».

La vena creativa fotografica si è esaurita da tempo, se negli anni '70 e '80 firmava campagne per i più grandi marchi mondiali (Vogue, Harpe's Bazaar, GQ, Elle, Missoni, Valentino, Armani, Esprit, Prenatal, Chanel, Elio Fiorucci fino ai famosi United colours of Benetton con messaggio terzomondista paraculo), ultimamente si presta a lavori più modesti, ma sempre con una predilezione per chi ha potere, tipo fotografare Maria Elena Boschi per Maxim, o l'allora vicepremier Di Maio sulla copertina di Forbes Italia. Quello in cui eccelle, invece, sono le polemiche, sempre di basso livello ma di notevole audience per la grevità di cui Toscani è capace, salvo poi lamentarsi per la mancanza di umanità e di altruismo degli italiani, un popolo di «teleidiotizzati», «conosciuti al mondo per essere inaffidabili».

Ha definito i veneti «un popolo di ubriaconi e alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri» (poi fu costretto a scusarsi) e ancora «dei mona» (dei fessi) gli stessi veneti per aver votato in massa il referendum sull'autonomia. Ha definito il Vaticano «la più grande organizzazione omosex del mondo», si è augurato l'invasione africana in Italia, «guardate la Germania che è diventata forte per questo o gli Stati Uniti che è un Paese di migranti. I poveri italiani sono tristi, vanno migliorati con gli extracomunitari. Quelli che arrivano non sono delinquenti siamo noi i veri delinquenti, abbiamo insegnato al mondo a essere delinquenti». Suo bersaglio preferito è la Lega, in primis ovviamente Matteo Salvini definito «un imbecille totale» e poi, con stile da Er Monnezza, uno «che fa i pompini ai cretini»» (querelato e condannato a 8.000 euro di multa).

Sull'ex sindaco leghista di Padova

Massimo Bitonci, disse «è senza materia cerebrale», per concludere «meglio abitare accanto a un rom che a un leghista». Gli potrebbe offrire l'ottimo vino di sua produzione. Ma senza esagerare, si rischia di dire sciocchezze.

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