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Il decreto banche in Stabilità per blindarlo con la fiducia

Il governo pensa a questa soluzione per convertire il testo in tempi brevi. Ma il problema sono i 200 miliardi di prestiti in sofferenza del sistema

Il decreto banche in Stabilità per blindarlo con la fiducia

È questione di ore: il decreto salva-banche, che ha consentito di evitare la liquidazione di BancaEtruria, Banca Marche e delle Casse di Ferrara e Chieti, sarà inserito nella legge di Stabilità. «Personalmente penso sia assai più semplice anche perché questo favorirebbe la discussione parlamentare con la fase della presentazione dei subemendamenti», ha dichiarato il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, di fatto confermando quanto già da tempo si vociferava in Transatlantico. «Se decideranno di non inserirlo in manovra, a me va bene lo stesso ma ritengo che l'inserimento sarebbe più semplice», ha aggiunto per evitare di non prevaricare le prerogative del Parlamento.

Di fatto si tratta di una soluzione volta a garantire la conversione del decreto in tempi brevi. Il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale lunedì scorso deve diventare legge entro 60 giorni, ma con Camera e Senato, ingolfate di lavoro, e con una maggioranza che non sempre brilla per compattezza, l'escamotage della Stabilità è la via più sicura per raggiungere il traguardo che comprende anche il salvataggio dell'istituto del quale era vicepresidente il papà del ministro Maria Elena Boschi. I quattro istituti di credito, depurati dalle sofferenze convogliate in una bad bank, potranno sopravvivere senza il coinvolgimento dei detentori di obbligazioni e dei titolari di conti correnti con giacenze sopra i 100mila euro. Dal primo gennaio, infatti, scatterà il nuovo meccanismo europeo di risoluzione delle crisi bancarie e le regole cambieranno.

Ecco perché tutto il sistema Italia guarda ben oltre la contingenza della Stabilità e delle vicende relative alle quattro banche che stavano per saltare. Il problema principale, ora, è mettere al sicuro gli oltre 200 miliardi di prestiti in sofferenza degli istituti di credito italiano. La soluzione ci sarebbe e si chiama bad bank. L'enigma è la modalità di realizzazione e, anche in questo caso, la legge di Stabilità potrebbe essere un veicolo per cominciare a mettere sul tavolo alcune problematiche.Il clima in Europa sull'argomento è migliorato anche se l'Italia deve confrontarsi con la diffidenza dei suoi partner. Lo stock di crediti in sofferenza «potrebbe ostacolare la capacità delle banche di fornire nuovo credito all'economia reale», rendendo gli istituti «più vulnerabili agli shock negativi», ha scritto ieri la Bce nel Rapporto sulla stabilità finanziaria. Si tratta di un nuovo segnale di incoraggiamento lanciato in via indiretta dal presidente Mario Draghi a operare per legislativa su questo tema. In particolare, l'Eurotower ha apprezzato due innovazioni: la deducibilità Ires delle perdite sui crediti in un solo anno e lo snellimento delle procedure di insolvenza.Il taglio dell'Ires, rinviato da Renzi al 2017 per allargare i cordoni della borsa sul capitolo sicurezza, crea però una difficoltà. Poiché le regole internazionali sui bilanci impongono di computare le aliquote applicate all'anno successivo a quello di esercizio, la minore incidenza dell'Ires comporterà un appesantimento sui conti delle banche di circa 6 miliardi di euro.

La Stabilità, quindi, potrebbe rappresentare il cavallo di Troia per studiare un meccanismo che consenta alle banche di recuperare - anche tramite il versamento di un'imposta sostitutiva - l'aliquota più favorevole applicata oggi.

Per quanto riguarda la creazione di una bad bank di sistema che smaltisca quei 200 miliardi, invece, la strada è ancora lunga.

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