Degrado, gaffe e scandali: così due anni di Marino hanno spento la città eterna

Viaggio tra i disastri di Roma: da Mafia Capitale al caos vigili. Fino al nuovo logo con la scritta in inglese

Degrado, gaffe e scandali: così due anni di Marino hanno spento la città eterna

Un tempo Roma era capoccia, e «er monno» infame. Oggi la Città eterna ha scavalcato a sinistra «er monno» in infamità. Questo è un articolo triste e dolentissimo sulla città di Marino Ignazio, un marziano a Roma, come nel libro di Ennio Flaiano. Di più: un marziano renziano. Non tutto quello che segue è solo colpa sua, naturalmente. Ma lui è il sindaco da quasi due anni. E con lui Roma è diventata più eternamente brutta, più eternamente sporca, più eternamente cattiva.

Nella città del renziano a Roma (d'ora in poi per brevità: Rar ) vent'anni dopo lo scoppio di Affittopoli molte case del Campidoglio in zone di pregio sono ancora date in affitto per due spicci, e se non paghi ma chi ti sfratta mai?

Nella città del Rar esce fuori che una cupola da anni gestisce con piglio affaristico e mafioso quasi tutti gli affari lucrosi. E un uomo, Salvatore Buzzi, fa un pacco di soldi sul traffico di immigrati «che rendono più della droga».

Nella città del Rar si riparano le buche come se fosse un atto di eroismo e ci si vanta di un piano per riportare alla normalità (leggasi: alla normalità) il 5 (leggasi 5) per cento delle strade di grande viabilità, con buona pace di chi ogni giorno rischia vita e sospensioni sul restante 95 per cento.

Nella città del Rar la notte dell'ultimo dell'anno una buffa epidemia lascia a casa 767 vigili urbani sui 905 previsti in servizio e - peggio ancora - quella notte fila tutto liscio.

Nella città del Rar i vigili di tutta Italia sfilano oggi per salvare il loro orgoglio infangato. E non filerà tutto liscio.

Nella città del Rar le tasse locali sono le più alte in Italia e malgrado ciò secondo uno studio Ernst&Young il Comune presenta un disavanzo strutturale annuo di 1,2 miliardi prevalentemente a causa di una delirante gestione delle società controllate: Atac, Acea e Ama.

Nella città del Rar si pedonalizzano il tridente e i Fori, per la gioia dei tre ciclisti romani (Marino e i suoi due vigili di scorta) e da un giorno all'altro si triplica il costo della sosta tariffata per i mezzi privati, ma i bus sembrano partiti da un capolinea di Kabul.

Nella città del Rar si inaugurerà presto un quartiere a luci rosse e si progetta di inviare a casa multe per chi si intrattiene con le lucciole con scritto chiaro e tondo il motivo della contravvenzione. Legittimando la gogna amministrativa.

Nella città del Rar i rom spadroneggiano, gestiscono un'economia intimidatoria alla stazione Termini, derubano i turisti impunemente sulla metropolitana, «battono» quotidianamente tutti i cassonetti romani come una vera azienda alternativa di raccolta rifiuti. E infatti l'incauta assessora alle Politiche sociali Francesca Danese propone di affidarglielo ufficialmente, ai nomadi, questo servizio.

Nella città del Rar si cambia di punto in bianco lo stemma cittadino, abiurando come paccottiglia la lupa e l'Spqr per un renzianissimo Rome&Y ou con la corona sostituita da cinque palle di Natale.

Nella città del Rar si vorrebbero ospitare le Olimpiadi del 2024 ma per fortuna ci sono due anni e passa per convincere il mondo che, ecco, non è il caso.

La città del Rar è quella delle mazzette, degli abusivi, della seconda fila, degli abusivi, della terza fila, degli abusivi, del Pandagate,

degli abusivi, dei maiali che grufolano tra i cassonetti della Boccea, degli abusivi. La città del renziano a Roma è quella che se ci scrivi un articolo finisce lo spazio e ti trovi a dire: uffa, avevo ancora tanto da dire.

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