Elezioni Politiche 2018

La democrazia di Di Maio: via dalle liste i nomi sgraditi

Le candidature presentate domenica già modificate per aiutare i fedelissimi ed epurare gli avversari interni

La democrazia di Di Maio: via dalle liste i nomi sgraditi

Roma - Uno valeva uno, oggi qualcuno vale solo una striscia di bianchetto. Come preannunciato ieri dal Giornale, i vertici M5s hanno cominciato la «correzione» delle liste dei vincitori delle Parlamentarie, epurando alcuni nomi. La «grande prova di democrazia», come Luigi Di Maio continua a ripetere, si piega ad altre logiche. Alcuni vincitori del voto on line spariscono per fare spazio ad altri in Veneto, Puglia, Lombardia, Lazio, Calabria. Tutto deciso a tavolino in riunioni riservate, senza clamore e in qualche caso senza nemmeno informare i diretti interessati.

Eppure i nomi sottoposti al barocco voto on line sulla piattaforma Rousseau erano già stati sottoposti a una «selezione all'ingresso» con criteri oscuri, tra cui l'ormai famoso «filtro di qualità» che aveva visto scartare un anestesista a Padova e ammettere uno spogliarellista a Foggia. Manovre che, stando alle denunce di tanti attivisti, servivano a privilegiare alcuni predestinati, in particolare tanti parlamentari uscenti, levando di mezzo potenziali concorrenti. Ma a quanto pare la manovra non sarebbe riuscita del tutto. E così, a voto concluso ormai da nove giorni, il taglia e cuci delle liste prosegue senza alcuna trasparenza.

Spulciando le liste presentate all'evento pentastellato di Pescara e confrontandole con quelle pubblicate sul Blog delle Stelle, sono saltate fuori diverse differenze: candidati spariti, altri traslocati da un collegio all'altro o da una posizione in lista all'altra, più vantaggiosa, che garantisce l'elezione. Un sistema come un altro per decidere a tavolino che avrà il seggio in Parlamento, dopo aver cantato all'infinito il ritornello del «siamo gli unici che fanno le liste con le votazioni». Circolano già vari esempi: Gedorem Andreatta, finito nel mirino delle critiche da destra perché gestiva un albergo che ha ospitato profughi, è stato estromesso dal collegio Veneto 3 e nel Lazio 2 è stata depennata Vittoria Baldino. Al loro posto sono entrati Giacomo Bortolan e Angela Salafia, che cambia collegio e sale di posizione. Al suo posto nel collegio Lazio 3 entra Chiara Morelli, che non era nemmeno tra i supplenti, quindi non era tra i più votati. In Lombardia il bianchetto si è abbattuto su Raffaella Loforte, seconda nel suo collegio, estromessa a favore dell'educatrice cinofila Valentina Centonze.

In Calabria silurata, e sostituita con Silvana Abate, Maria Pompilio, la cui macchia per i pentastellati sarebbe l'avere un marito con un passato nell'Udc. Ma evidentemente anche le parentele pesano in modo diverso a seconda dell'interessato. In provincia di Foggia ce n'è un'intera ragnatela: una fedelissima di Di Maio come la consigliera regionale Rosa Barone è nipote di un pezzo grosso centrista, l'ex presidente della Provincia Antonio Pepe, che a sua volta ha un cognato, Giannicola De Leonardis, consigliere regionale Ncd e candidato al Parlamento con la quarta gamba del Centrodestra. E sempre in Puglia un'altra predestinata, Emma Prencipe, è passata da rincalzo a titolare grazie all'esclusione della vincitrice Anna Maria Di Nunno.

Di Maio sminuisce, parla di semplice revisione delle liste, autorizzata dall'aver firmato un regolamento che consente i «ritocchi» fino all'ultimo. Nega la contestazione: «Attivisti delusi? Non mi risulta».

Forse non ha letto la lettera firmata da 500 esclusi che chiedono di fermare tutto o non ha saputo della denuncia presentata a Cosenza da un epurato.

Commenti