"Democrazie bloccate dal tabù della guerra. Putin ha carta bianca"

Lo scrittore Battista: "L'Occidente non è più disposto a perdere vite e i dittatori restano impuniti"

"Democrazie bloccate dal tabù della guerra. Putin ha carta bianca"

Pierluigi Battista, la risposta delle democrazie occidentali a Putin finora è stata debole. Nessuno vuole morire per Kiev.

«Il punto è che ormai nelle democrazie la guerra è un tabù. Putin può fare quello che vuole perché non ha una libera stampa, non c'è un Parlamento che lo controlli, non c'è un'opinione pubblica che ne contesti le decisioni. Le democrazie invece devono tenere conto dell'opinione pubblica e quindi l'opzione militare è considerata impraticabile. L'unica democrazia che si misura con la guerra è Israele, perché vive in una situazione di mobilitazione permanente essendo circondata da nemici che hanno come progetto il suo annientamento. Ma ciò nonostante Israele riesce dal '48 nel miracolo di mantenere in piedi una democrazia. Ma è un caso unico, per il resto delle democrazie occidentali ormai è impensabile perdere vite umane».

Vale anche per gli Usa?

«Gli Stati Uniti ancora non si sono ripresi dal trauma del Vietnam. Biden lo ha detto chiaramente: gli americani non possono più morire per l'Afghanistan. Le immagini della ritirata americana da Kabul sono emblematiche. Penso che da quella scena Putin abbia ricavato un motivo in più per attaccare in Ucraina».

Quindi i despoti nel mondo hanno carta bianca?

«Il problema non è il dispotismo, che è tollerato da sempre, il problema è la guerra. L'Europa ha una moneta unica ma non si pone nemmeno il problema non dico di un esercito comune ma anche solo di un coordinamento degli eserciti dei paesi europei. Persino la crescita della spesa militare verrebbe considerata una provocazione, uno spreco. Le democrazie, in particolare Usa, non sanno più immaginare una dimensione militare. In Cina tutti sanno che c'è un terribile dispotismo che fa cose tremende, perseguita le minoranze, manda i dissidenti nei campi di concentramento. Eppure i cinesi sanno che noi non moriremo mai per Taiwan. Se la Cina la invadesse noi non faremo nulla. I dittatori sanno che possono fare quello che vogliono»

È uno scenario terribile.

«Io infatti penso che sia iniziata un'epoca di declino delle democrazie rispetto ai modelli autocratici che sono vincenti. In particolare Cina e Russia, le due nuove potenze che hanno sostituito il precedente ordine mondiale. Obama disse che l'uso delle armi chimiche in Siria era la linea rossa da non sperare, ma Assad la superò e Obama non fece nulla. Lì nasce il problema con gli Usa che minacciano un intervento ma non lo fanno. Poi c'è stata Kabul e ora l'Ucraina».

Le sanzioni servono?

«Un po' di danni li fanno, ma la sanzione non equivale al dispiegamento di forze militari, non è una guerra fatta con altri mezzi, è proprio un'altra cosa. Il punto è semplice. L'Occidente è disposto a pagare in vite umane? No. Putin è disposto a pagare in vite umane? Sì. Questa è tutta la differenza».

Si può immaginare che l'Europa torni a difendere il diritto con le armi?«

«Solo se la Russia attaccasse i paesi baltici, ma lì c'è la deterrenza dell'appartenenza alla Nato. Non penso voglia arrivare a quello. Putin vuole mettere un governo fantoccio a Kiev, fare dell'Ucraina una nuova Bielorussia, uno stato vassallo sotto l'influenza di Mosca. Il suo è un progetto di riconquista imperiale della grandezza della Russia e poi dell'Urss».

Si prepara una grande sconfitta per l'Europa?

«Lo è già, ma è una catastrofe.

Quello che sta succedendo è la prova che quando un delinquente è sicuro di essere impunito, fa quello che vuole. Non è che cinque anni fa Putin fosse più democratico, è l'espansionismo militare la novità. Purtroppo non vedo soluzioni se non sperare nella resistenza eroica del popolo ucraino. E tanto vale che finisca presto».

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