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Le denunce dei pazienti sui primari: "Operavano solo per guadagnare"

Oggi al via gli interrogatori di garanzia dei quattro medici arrestati. Il gip: "Da Calori interventi forzati per arricchirsi"

Le denunce dei pazienti sui primari: "Operavano solo per guadagnare"

Milano - Tra i riscontri arrivati alla Procura di Milano dopo il nuovo terremoto che ha investito la sanità cittadina ci sono numerose segnalazioni di pazienti che avrebbero subito lesioni dai medici coinvolti nell'inchiesta per corruzione affidata dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Letizia Mannella al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Martedì sono finiti ai domiciliari due primari e un direttore sanitario dell'ospedale Pini-Cto, due primari dell'Istituto ortopedico Galeazzi e un imprenditore nel campo degli «articoli medicali e ortopedici».

Tra i pazienti danneggiati ci sarebbero anche alcuni vip, vista la chiara fama di cui godevano i medici arrestati. Già nell'ordinanza di custodia cautelare il gip Teresa De Pascale nel sottolineare «l'approccio interventista» del primario Giorgio Maria Calori parlava della necessità di un «approfondimento investigativo volto a esaminare una serie di operazioni chirurgiche forzate». Il motore del luminare sarebbe stato quello del «maggior guadagno piuttosto che la preminente cura del paziente».

Due esempi sono riportati negli atti. In un'intercettazione è il collega antagonista (anche lui ai domiciliari) Carmine Cucciniello a spiegare al presunto corruttore Tommaso Brenicci perché consideri Calori «un delinquente vero». Racconta che un paziente, «un settantenne molto distinto... di quei milanesi vecchi ricchi», gli ha riferito di essere stato visitato da Calori. Quest'ultimo si era offerto, in quanto socio come il paziente dell'esclusiva Società del Giardino. Il problema era un dolore a un piede, il primario ordina: «Tac urgentissima», per una «infezione gravissima» (risultata poi inesistente), e intervento già fissato. Il pericolo incombente è quello di un'amputazione. Ma aggiunge il paziente: «Ero lì perché non mi fa male il piede che mi ha operato Malerba (un altro chirurgo estraneo alla vicenda, ndr), mi fa male l'altro». La risposta di Calori: «Disse che non importava, casomai potevamo operare tutti e due (i piedi, ndr)». Un anestesista del Pini riferisce invece che in una seconda occasione Calori aveva insistito per intervenire su una frattura al femore in un paziente con «severo quadro di cardiopatia» nonostante la mancanza in quel momento del presidio cardiologico. Il primario voleva operare subito, «millantando apertamente conoscenze ad alti livelli istituzionali anche presso la magistratura». Secondo gli inquirenti, il capitolo delle «operazioni forzate» deve essere approfondito con ulteriori indagini. In questa fase però ci si concentra sul presunto sistema affaristico e sulle mazzette, sotto forma tra l'altro di ricchi cesti natalizi, false consulenze, inviti a convegni. Questo aspetto sarà il primo ad essere definito con una richiesta di giudizio immediato nei prossimi mesi. Intanto oggi pomeriggio cominciano gli interrogatori di garanzia delle persone arrestate, andranno avanti fino alla mattinata di lunedì.

Ieri il direttore sanitario del Pini-Cto Paola Navone (ai domiciliari) ha detto in un colloquio con il legale Piero Magri di essersi accorta di alcune «anomalie» e di aver introdotto «regole e protocolli» per l'acquisto dei presidi medici.

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