Coronavirus

Depressione, dolori al torace e rischio ictus. Chi guarisce dal virus non esce dall'incubo

La sindrome "Long Covid" colpisce tutto il corpo. E può durare per mesi

Depressione, dolori al torace e rischio ictus. Chi guarisce dal virus non esce dall'incubo

Il coronavirus lascia una traccia nelle persone anche quando il tampone è ormai negativo. Si moltiplicano, infatti, i casi di malessere a distanza di settimane, che possono interessare ogni parte del corpo, tanto che gli specialisti si stanno interrogando se metter in piedi strutture adatte per il cosiddetto «Long Covid».

È quanto emerge da una revisione di più studi, realizzata dalla prestigiosa Columbia University, secondo la quale è il momento di avere «Centri Covid-19 dedicati con un approccio multidisciplinare». Nel nostro Paese ci sono diversi esempi già attivi in questo senso e si richiede un sistema standardizzato e reso fruibile a tutti indipendentemente dall'area di residenza. I ricercatori americani hanno scoperto che nel 20% dei casi resta il dolore toracico anche a 6 settimane di distanza dal contagio, così come possono manifestarsi malattie non scoperte precedentemente a cominciare dal diabete e, in molti giovani, dalle aritmie. Il tutto è non sempre correlato alla gravità dell'infezione. Il battito irregolare può portare a ictus, insufficienza cardiaca e danni di lunga durata al cuore. Si tratta di gravi complicazioni che, nel caso proprio di ictus e infarti, posso esser legati a coaguli di sangue, causati da una persistente risposta immunitaria nei vasi sanguigni. È quanto affermano i ricercatori della LKCMedicine, Nanyang Technological University di Singapore. «Durante le fasi iniziali dell'infezione, Sars-CoV-2 può attaccare il rivestimento dei vasi sanguigni e innescare infiammazione e una risposta immunitaria», spiega la dottoressa Florence Chioh.

I ricercatori hanno raccolto il sangue di persone dopo un mese dall'infezione e hanno scoperto che, rispetto agli individui sani, c'era nel sangue il doppio delle cellule danneggiate dei vasi sanguigni e ancor di più nelle persone diabetiche e ipertese. Inoltre hanno trovato molte proteine infiammatorie e un alto numero di cellule T, quindi «un sistema immunitario iperattivo, la probabile causa di danni ai vasi sanguigni, osservati in alcuni Long-Covid. Questo può causare «perdite» nei vasi sanguigni con aumento del rischio di coaguli di sangue.

Pertanto i pazienti dovrebbero esser seguiti anche dopo l'infezione, per identificare i casi ad alto rischio», conclude la ricercatrice. Invece tra i sintomi neurologici più comuni a distanza di tempo ci sono il mal di testa, formicolii, annebbiamento e la ben nota perdita di gusto e olfatto, secondo quanto affermano i ricercatori della Northwestern Medicine in uno studio, pubblicato su «Annals of Clinical and Translational Neurology», dove l'85% riferisce di solito 4 sintomi contemporaneamente.

E tra i malesseri duraturi non di carattere neurologico più comuni ci sono mancanza di respiro, dolore al torace, fatica, insonnia e depressione.

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